Due stregoni nella foresta

for _lily_ e il suo verde amico

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  1. franesca
     
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    Magnus
    legenda:
    narrato
    «parlato»
    pensato
    scritto
    ricordi


    Quel giorno Magnus si sentiva di buon umore, nonostante avesse dormito infilato tra due stracci in un vicolo cieco della città di Indiri e si fosse svegliato con un livido sopra il sopracciglio, livido causato da una piastrella del vicolo. Forse sarebbe stato meglio per lui e per la sua bellissima pelle dormire in un giardino o su qualcosa di più morbido di una strada e stracci sporchi.
    E il suo buon umore si riversò sugli "acquisti". Ogni giorno nella piazza principale della città c'era il mercato e ogni giorno ci andava a ficcare il naso. Passò spensierato davanti a una bancarella d'abiti e senza farsi vedere arraffò una maglia azzurra come il cielo estivo, e proseguì oltre senza farsi vedere e facendo finta di nulla. Ritornò nel vicolo che ormai era come casa sua, si tolse la maglia che un tempo era stata rossa (ora aveva chiazze marroni di terra e qualche altro colore indefinibile di qualcosa di disgustoso che di sicuro l'aveva macchiata dormendo tre le immondizie del vicolo) e indosso quella azzurra. Infine aggiunse sopra a tutto la giubba viola, un po' stropicciata per l'immeritevole utilizzo da cuscino. Magnus notò con tristezza che aveva un buco sul fianco grosso come il suo pugno e capì perchè nonostante la giubba usata come cuscino avesse quel brutto livido subito sopra il suo superbo sopracciglio.
    Comunque, nonostante quella brutta serie di cose che ormai facevano parte della sua vita da stregone che non ne voleva proprio sapere di rintanarsi in un antro o di nascondere le proprie origini magiche, era allegro.
    Una tipa gli aveva offerto ben 2000 monete per un misterioso lavoro e se tutto andava bene anche quella mattina sarebbe stata fruttuosa.
    Ma prima di mettersi in strada ad aspettare clienti doveva sistemare il suo aspetto.
    Uscì dalla città e si incamminò verso la foresta dove sapeva che c'era un ruscello.
    Era strano come quella foresta fosse così labirintica e lo sembrava sempre anche se ci andavi spesso, come se gli alberi si prendessero gioco di te cambiando posizione la notte quando nessuno li osservava, e più per via del rumore dell'acqua che scorreva che per il conoscere e il riconoscere la strada, riuscì a trovare il ruscello.
    Si inginocchiò sulla sponda e osservò l'acqua che scorreva turbinosa, riempiendo l'aria di quel rumore argentino e perenne.
    Bevve un po' di quell'acqua fresca poi si sciacquò il volto per poi passarsi nel mani tra i neri capelli, che bagnati gli ricaddero sugli occhi neri.
    Saltò su una roccia in mezzo al torrente e si specchiò in un punto dove l'acqua scorreva più lenta per via dei massi.
    Guardò con aria addolorata il livido e pensò a come non sarebbe stata deturpata la sua bellezza se i suoi genitori non lo avessero cacciato via di casa. Va be, meglio liberi che su un'isola di poche casi di pochi insopportabili ignoranti.
    Si sorrise e sollevò il sopracciglio macchiato dal blu del livido, pavoneggiandosi nonostante sollevare il sopracciglio con il livido gli desse piccole stilettate di dolore. Avesse avuto una di quelle creme che possedevano le nobildonne... Be, gli restavano il suo sorriso e il suo sguardo sensuale, poi quel livido lo rendevano originale.
    Tornò sulla riva e si incamminò verso la città, senza rendersi conto che poteva esserci qualcun altro lì nei dintorni.
    *ha paura perchè miky conosce magnus e io lo uso male*
     
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  2. _lily_
     
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    maaa smettilaaaa non lo usi male e.e ...pensa a me che mi diverto a usare pg che son comparsi in 10 pagine di qualche libro perchè sono malvagia con me stessa(???)
    Legenda:
    Narrato
    Pensato
    Parlato


    Quel giorno Ragnor si sentiva di pessimo umore. Una piacevole novità, in effetti. Lui che era così sempre pieno di gioia ed euforia verso la vita. Il povero verde giovane stregone non aveva la minima voglia di andare in città a riscuotere una somma(per di più minima!) per i suoi speranzosi(Davvero divertente) servigi ad un uomo che-almeno gli pareva aver conosciuto in passato-e che era sicurissimo di aver visto uno strano animale aggirarsi nei boschi. Lo ''strano'' animale era un normalissimo lupo, e tutto ciò che era bastato a Ragnor era stato spingerlo verso una zona del bosco meno frequentata. Ma visto che rimaneva un onesto stregone, il minimo che doveva all'uomo era richiedere la metà del pagamento. Tecnicamente non gli mancavano soldi, o meglio, il cibo se lo procurava da solo, di vestiti non era certo una donna smaniante di cambiarsi d'abito tre volte al giorno, e viveva sereno(più imbronciato che sereno) nella sua bellissima solitudine. Tornando al povero verde imbronciato giovane stregone di terribile umore, aveva avuto la brillantissima idea di procedere molto lentamente verso la sua meta, compiendo diverse soste e deviazioni e sperando che qualcosa gli impedisse di arrivarci. Ovviamente qualcosa di non troppo impegnativo o scocciante. Ad aiutarlo nella sua missione di ''esplorazione''(sì perchè se avesse trovato una bestia terribile tra gli alberi purtroppo avrebbe dovuto rimanere a controllare che non facesse danni, che peccato!) vi erano gli alberi, ottimi amici e coetanei per colore dello stregone almeno in parte, non solo gli garantivano un certo anonimato, ma lo aiutavano a smarrire la strada(che era comunque in grado di ritrovare, ovviamente). Sbagliando disgraziatamente e del tutto casualmente la strada per l'ennesima volta, si ritrovò ad un ruscello(aveva sentito il suono dell'acqua prima, ma aveva temuto di trovare subito la strada per la città una volta raggiungendola). Si avvicinò al corso d'acqua giusto per ammirare con una certa allegria il suo volto imbronciato sormontato da quelle due piccole cornine e dai capelli bianchi. Era così impegnato a perdersi apposta che aveva scordato di cammuffarsi. Sbuffò leggermente domandandosi perchè la natura gli aveva dovuto giocare uno scherzo così del resto naturale o meglio pieno di speranza. Forse più che di pessimo umore si sentiva enormemente ironico. O anzi probabilmente era in una fase ironica di un umore pessimo. Si accovacciò sul bordo del ruscello, immerso nel verde dell'erba e di un cespuglio lì vicino-non gradiva star troppo allo scoperto-rimase così a contemplare l'acqua. La cosa stava iniziando ad innervosirlo, ma proprio mentre stava pensando ad alzarsi e prendere a calci tutti i sassi del ruscello, giunse una persona abbastanza inaspettatamente. Una persona altissima, o meglio molto alta. Altissima lo sarebbe stata se fosse stata un drago, ma non pareva proprio essere un drago. Ma non era nemmeno una persona normale, non solo per l'orribile scelta di colori dei vestiti che indossava. Ragnor era quasi praticamente certo che si trattasse di uno stregone come lui. Evviva pensò nel pieno del suo tipico entusiasmo. Lo stregone si fermò a diversi metri da lui, si sciacquò il viso, la testa e dopo essersi rimirato-un bellissimo livido sulla faccia-nell'acqua quasi più a lungo di quanto Ragnor stava girovagando per il bosco, si avviò verso-Ragnor immaginava-la città. Il povero verde di pessimo umore stregone giovane non si spiegava come la persona non l'avesse notato. Poi accorgendosi di essere in mezzo all'erba e al fogliame si irritò ancora di più e diede un calcio a un sasso quasi involontariamente. Questo piombò nell'acqua ma Ragnor non attese che l'uomo si girasse per verificare la fonte del rumore-sarebbe stato imbarazzante esser visti da un proprio ''simile'' con una gamba a mezz'aria intenta a calciare il sasso e con un'espressione rabbiosa sul volto-ma si arrampicò in pochi secondi(uno per la precisione) su un albero lì vicino pensando già a come attendere il momento giusto per scendere con disinvoltura facendo finta di essere appena arrivato. O meglio di non scendere proprio.
     
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  3. franesca
     
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    ma Ragnor lo amano tutti nonostante le dieci pagine xD
    e..
    p.s.
    Sta role è da contare precedente alla Missione


    Nonostante l'allegria spontanea, i nuovi vestiti e l'acqua fresca e rigenerante, Magnus sentiva l'assenza di qualcosa che non sapeva spiegarsi. Quando udì lo stomaco emettere un rumore simile a il brontolio di un drago che sonnecchiava o di una pentola di fagioli che bolliva, si rese conto di avere fame. Da quant'è che non mangiava? Di sicuro abbastanza da abituarsi al vuoto che aveva nello stomaco. Forse aveva smesso di mangiare pasti sostanziosi da quando aveva sperperato una piccola somma di denaro in un splendido cappotto lungo e nero per l'inverno che aveva infilato in un posticino segreto, un buco tra i mattoni che aveva celato con una magia e altri mattoni. Be, in effetti spendere i soldi guadagnati dall'ultimo lavoro in un cappotto era stato molto stupido, ma almeno aveva da che vestirsi per l'inverno.
    Poi aveva sperato in altri imminenti lavori... che non erano arrivati.
    Be, era arrivata una tizia che gli aveva promesso più di duemila monete per un'evocazione di un demone (un lavoretto da nulla, ma si chiese perchè non accettare quella grande somma di denaro che gli serviva molto) ma non gli aveva detto quando, solamente che lo avrebbe contattato quando lei avrebbe avuto bisogno di quel servigio.
    Che strana tipa, ricordò Magnus di aver pensato, ma era meglio non porre domande ed eseguire, con quei soldi poteva guadagnarsi un letto e del cibo.
    Il filo dei suoi pensieri venne interrotto da un rumore improvviso, simile a un sasso che cadeva in acqua.
    I sassi non cadono da soli e non possono avere abbastanza vitalità da suicidarsi buttandosi in acqua, ci dev'essere qualcuno, pensò voltandosi, ma non c'era nulla o nessuno che giustificasse quell'improvviso rumore, tranne che l'acqua increspata dove poteva essere caduto il sasso.
    Se c'era qualcuno non c'era altro da fare che sentirne la presenza...
    Chiuse gli occhi e si concentrò. Dapprima vide solo buio, sulle palpebre chiuse, e poi sul buio andarono a stagliarsi macchie verdi, l'energia degli alberi che lo circondavano, alberi irrorati di energia pulsante e verde come la loro clorofilla. E poi su un ramo si disegnò la macchia rossa dell'aura potente di una persona. Uno stregone come lui, a giudicare dall'aura che lo circondava.
    Era sempre un'esperienza fantastica "vedere" ciò che lo circondava non attraverso la sua forma ma attraverso la sua energia. Se c'era un potente stregone a chilometri di distanza da lui, poteva captarlo in quella semplice maniera. Bastava concentrarsi ed estendere la mente e attorno a te ti ritrovavi un tripudio di magia. Più estendevi la mente, più entravi a far parte di quel mondo energetico, più il tuo sguardo andava lontano.
    Dischiuse gli occhi e alzò lo sguardo verso la persona che emanava quell'aura.
    «Beccato», disse, «Smettila di fare la scimmia e scendi da quel ramo. Non fare il timido, potrai ammirare la mia bellezza da vicino»
    Sorrise un sorriso ironico e felino al tipo che, se non prestava attenzione, si mimetizzava perfettamente tra le foglie degli alberi.
    Che tipo interessante, è verde!
    Non sempre capitavano persone in grado di catturare l'attenzione dello stregone, ma quel tipo, nascondendosi, era riuscito ad attirarla perfettamente. E Magnus non riusciva a resistere: doveva parlare con chiunque fosse riuscito a incuriosirlo.
    E al diavolo il lavoro e il cibo! Aveva un tipo verde davanti e lo avrebbe conosciuto.
     
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  4. _lily_
     
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    Una leggera brezza iniziava a soffiare tra le verdi foglie che rigogliose ornavano quel bellissimo ramo su cui l'imbronciato stregone si stava mimetizzando a meraviglia. Non proprio a meraviglia sbuffò mentalmente Ragnor mentre veniva tristemente scoperto. Forse avrebbe fatto meglio a recarsi direttamente alla città e non girovagare in quell'incantevole flora. Ma ormai era troppo tardi, e l'umore del verde stregone stava raggiungendo livelli da record nella scala del pessimismo. Del resto poi era inutile anche tentare un cammuffamento, non che fosse cosí terribilmente necessario, vista la natura dello stregone che non solo aveva osato definirlo scimmia, ma lo stava anche costringendo ad avere piú rapporti con esseri viventi del dovuto. E non solo, tutta quella modestia in pochi minuti avrebbe potuto traumatizzarlo a vita e condurlo ad una tragica pazzia! I suoi occhi-ora avevano assunto una sfumatura espressiva decisamente poco rassicurante e molto vicina ad una omicida-rimasero fissi in quelli cosi fantasticamente ironici dell'individuo(che misteriosamente non gli stava molto simpatico-non che al momento esistesse qualcuno che fosse riuscito ad essergli simpatico) mentre scendeva agilmente dall'albero suo precedente rifugio. Si sforzò di non replicare con un ringhio offeso e scortese e disse in tutta sincerità: Dalla mia posizione pensavo fosse chiaro che non intendevo esser disturbato Quale magnifico esempio di socevolezza e gioia nell'incontrare un proprio simile! Eppure, serpeggiante e di certo pericoloso, nella sua testa iniziava a farsi strada il terribile pensiero che forse quell'incontro oltre a ritardare ulteriormente la sua visita alla città, avrebbe potuto rivelarsi interessante. Sorrise leggermente provando a immaginare cosa avrebbe mai potuto interessarlo. Si fermò prima di iniziare a farsi profondamente pensieroso e tornò a concentrarsi sullo stregone. Già pensava a come augurargli una buona giornata(ma anche no) e andare per la sua strada-era molto combattuto in effetti. Con il cattivo umore sentiva comunque crescere la solita bellissima ironia...piú che altro una certa antipatia molto, come dire, offesa. Se eri curioso di vedere con i tuoi occhi-sormontati da quell'affascinante livido-la unica e sola scimmia verde e con corna mi dispiace deluderti. Se non altro si sentiva in qualche modo a suo agio sullo sfondo verde, come se la cosa potesse rassicurarlo in qualche modo. Rimaneva dunque a metà tra l'augurarsi che lo stregone intavolasse una conversazione o lo lasciasse finalmente stare. Un vero peccato che le due speranze erano orribilmente opposte.

    Sorry per il telegramma sighh (wow scrivo dal cell =D)
     
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  5. franesca
     
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    Il vento scosse le chiome degli alberi creando un fruscio unico, una specie di suono melodico, un suono creato da uno strumento naturale. La poca luce solare che penetrava attraverso i rami, e che si proiettava in piccole schegge chiare sul terreno, venne smossa assieme alle foglie, illuminando altri punti e creando giochi di luce, rischiarando la pelle verde e inconsueta dello stregone, infiammandogli le pupille e i capelli bianchi.
    Ma forse non erano solo i raggi solari a infiammare gli occhi dello stregone. Non serviva osservarlo a lungo per capire che era di pessimo umore e che gli occhi erano arsi da un misto di sentimenti negativi, sentimenti così legati tra loro che non si riuscivano a distinguere, nonostante fossero apertamente manifestati in quegli occhi di brace.
    Questo di sicuro non fece vacillare Magnus e la sua ironia assieme alla voglia di conoscere quell'affascinante persona. Si, Magnus si era ritrovato a pensare che quell'individuo avesse qualcosa di affascinante che lo aveva catturato e reso interessante ai suoi occhi. Forse la carnagione color foresta, forse le corna che spuntavano tra i capelli bianchi, forse l'aspetto di un demone in contrasto con l'aura da stregone o semplicemente l'aria infuriata del tipo, in netto contrasto con la sua tranquilla e ironica, quasi come se si stesse prendendo placidamente gioco di lui (che poi il suo aspetto fisico non lo aveva stupito più di tanto. Aveva visto cose più "sensazionali" e l'aspetto del verde stregone non lo turbava per nulla). Forse era proprio quel contrasto a rendere...nervoso il nuovo conosciuto.
    Chissà, magari aveva iniziato male la giornata e si era ritrovato l'ironia e la tranquillità in persona e si era sentito peggio.
    In effetti l'aria che aveva in quel momento Magnus era parecchio irritante: sorriso da schiaffi dipinto in volto, uno di quei sorrisi così irritanti e spontanei che parevano non doversi mai cancellare, e infine, ciliegina sulla torta, aria ben poco modesta.
    Lo stregone scese dal suo nascondiglio e a quel punto Magnus poté appurare che era proprio di pessimo umore.
    Erano uno di fronte all'altro.
    Occhi di brace contro occhi felini.
    «Dalla mia posizione pensavo fosse chiaro che non intendevo esser disturbato», disse il tipo verde.
    Magnus non contraddisse e lo guardò con aria interessata.
    «Se eri curioso di vedere con i tuoi occhi-sormontati da quell'affascinante livido-la unica e sola scimmia verde e con corna mi dispiace deluderti.», continuò il tizio.
    «Modestamente ogni cosa che fa parte di me è affascinante, anche i lividi. E sinceramente non volevo vedere la scimmia verde eccetera ma parlare con il tipo che al posto di andare per la propria strada senza farsi notare si arrampica su per un albero rendendosi più curioso di una scimmia verde. Sai, potevi evitarmi andando in là e invece ti sei reso interessante salendo su quell'albero.», disse.
    Poi con ironia aggiunse:«Deduco tu sia un tipo molto socievole»
    In quel momento avrebbe voluto intrattenersi ancora con il nuovo verde amico ma anche mettere qualcosa sotto i denti.
    Perchè non fare entrambe le cose finendo la mattina in modo fantastico?
    Avrebbe potuto scroccargli il pranzo senza che il verde amico se ne fosse accorto...
     
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  6. _lily_
     
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    Inspirò profondamente la cosí familiarmente fresca aria boschiva mentre la ormai detestata(senza molti motivi ma "esistere" a Ragnor bastava) figura del suo coetaneo di razza si dilettava nell'irritarlo ulteriormente. Quell'espressione piena di ironica derisione e modestia lo riempiva di un umore ancora piú pessimo. E sí che per quel giorno aveva già battuto il relativo record. Dopo aver ancora elogiato tutta quella bellezza che riteneva avere, lo stregone aveva anche ritenuto saggio(saggissimo) criticare le azioni di Ragnor. Ma probabilmente la goccia che fece traboccare il vaso fu l'averlo definito socievole. In quel momento la cosa che il verde imbronciato stregone avrebbe potuto trovare interessante nella conversazione con l'altro, sarebbe stata il poter aggiungere un livido a quel volto modesto. Si sentiva proprio terribilmente tentato. Ma era in effetti poco prudente e sarebbe stato ancor piú scocciante ritrovarsi impegnato in una lotta di qualche tipo. Sbuffò pensando a cosa rispondere e soprattutto a come mantenere la calma. Pensare a qualcosa di positivo per lui era praticamente fuori discussione. Il pensiero che forse stava prendendo il tutto troppo pesantemente e considerando solo i lati pessimistici dell'incontro non lo sfiorò minimamente. Ma rimanere a crucciarsi di piú sul perché mai proprio a lui fosse dovuto capitare un cosi poco speranzoso simile non sembrava esser utile in quel momento. Finalmente si pronunciò, mantenendo sul verde volto quell'espressione decisamente positiva e allegra. "Andando in là" come dici, avrei difatti perso l'opportunità sia di usufruire delle immense comodità di quel ramo che di incontrare uno stregone cosí ricco di ottime qualità. Davvero perspicace inoltre a comprendere la mia gioia nello stringere relazioni. A quanto pareva gli era avanzata un bel quantitativo di ironia. In effetti da molto tempo non aveva avuto modo di intavolare discorsi relativamente pungenti. La cosa avrebbe anche potuto divertirlo, se non fosse stato che in quel momento si sentiva ancora terribilmente serio. Ma nel profondo del suo verde essere doveva esserci per forza un qualcosa che lo spingeva a rimanere all'impegnativo cospetto di quell'individuo. Che fosse la noia accumulata in tanti anni? La...solitudine? Eppure fin ora non si era mai preoccupato di nessuna delle due cose. Forse erano una serie di sentimenti repressi a tenerlo lí. L'esser in dubbio con se' stesso non contribuí a renderlo piú gioviale. L'unica cosa della quale si sentiva sicuro in quel momento era che detestava sentirsi insicuro. Memorizzò mentalmente di inserirla nella decisamente corta lista delle cose da lui detestate.
     
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  7. franesca
     
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    Ragnor aveva proprio l'espressione di uno che non voleva venire disturbato ma Magnus non poteva fare a me di stare in compagnia di quel tizio, anche se non era proprio una delle consuete compagnie che uno cercava. Tipo persone allegre che vogliono divertirsi e che non vanno in giro con il broncio, ma sono sicuro che 'sto verde amico se preso nel modo giusto potrebbe rivelarsi simpatico. Tutte le persone in grado di utilizzare l'ironia possono risultare simpatiche o sgradevoli, ma questo Magnus lo lasciò sottinteso nella sua mente, come se anche il solo pensiero potesse far avverare una discussione sgradevole.
    Non che quella che stesse avendo con il tipo fosse tra le più rosee, ma almeno non si stavano insultando, anche se sembrava che lo stregone color pianta avesse voglia di sbraitare.
    Ma forse quella era la sua abituale espressione e non poteva farci niente.
    Oh, cielo! E se non sapesse sorridere e divertirsi?, pensò, intristito di colpo da quel pensiero. Nonostante tutto lui sembrava possedere un buon umore, quasi fosse una dote naturale.
    Eppure Magnus aveva visto (e vedeva ancora) periodi neri. Forse proprio questo lo spingeva a guardare tutto sotto una prospettiva positiva e a vivere le giornate con il sorriso sulle labbra, come a sfidare quel destino che era stato ingrato con lui. Sarebbe stato un debole se si fosse lasciato abbattere ai primi problemi ed era sicuro che un giorno sarebbe stato tutto migliore. Bisognava solo cercare di non deprimersi nel mentre.
    Se tornava indietro nel passato nella mente ricordava solo noia e restrizione. Con i suoi viveva bene, non poteva negarlo, ma aveva bisogno di compagnia e di avere una prospettiva maggiore del Mondo oltre al mare blu e all'isoletta su cui aveva passato i primi anni di vita.
    Poi la magia si era manifestata in lui ed era andato tutto a rotoli.
    Ricordava ancora come se stesse ancora nuotando nell'immenso e freddo oceano la sensazione dell'acqua che lo ghermiva e lo trascinava, acqua che lo circondava e che provava ad entrare dentro di lui, nei polmoni, acqua salata che bruciava gli occhi, la gola e i polmoni ormai pieni. Ricordava che vedeva solo più blu. Un blu che si scuriva man mano che cadeva verso il fondo dell'abisso, verso la morte. In certi momenti rivedeva i suoi genitori che lo afferravano, che lo legavano mentre si dimenava e che lo buttavano in mare perchè era qualcosa di "oscuro", uno stregone, un figlio del diavolo.
    Ma la sua voglia di vivere vinse e con la magia che lo aveva condannato creò attorno a sè una bolla d'aria.
    Poi svenne.
    Pensò di essere morto ma dopo un tempo indeterminato si risveglio su una spiaggia, ancora legato e con un'ombra a sovrastarlo. Qualcuno lo aveva liberato dalle corde e gli aveva fatto sputare l'acqua, mentre continuava a perdere a intermittenza i sensi. Quando si fu ripreso di colpo era notte.
    Magnus ricordò di essersi alzato sulla spiaggia con le gambe traballanti e polsi che gli dolevano. Fece qualche passo e si inoltrò in quella che sarebbe stata casa sua per anni: L'Isola d'Indiri.
    Per qualche anno fu cresciuto da una strega che gli insegnò a controllare i suoi poteri, poi iniziò a vivere per strada a fare il Servo Magico.
    Da quel giorno la sua vita era stata difficile ma dopo essersi ripreso dallo shock dell'abbandono dei suoi genitori iniziò a vivere con il sorriso sulle labbra.
    E da quel momento non aveva mai più avuto affetti o amici. Be, era riuscito a vedere una parte di Mondo oltre all'oceano e a quella minuscola isola (l'ex Isola dei Draghi era grande e l'aveva vista tutta. Si era pure spinto sui Monti Infuocati ma non era riuscito a valicarli e il loro mistero rimase mistero. Oltre di loro c'era un'altra terra? Magari Indiri era una penisola e nessuno lo sapeva, bloccata a ovest dagli immensi monti. E c'era davvero un portale che portava in un mondo lontano?), ma il suo secondo desiderio, quello di avere qualcuno, non si era mai avverato. Forse era questo a spingerlo a parlare con il tipo verde.
    Almeno per il momento faceva ciò che voleva da mattina a sera.
    «Andando in là" come dici, avrei difatti perso l'opportunità sia di usufruire delle immense comodità di quel ramo che di incontrare uno stregone cosí ricco di ottime qualità. Davvero perspicace inoltre a comprendere la mia gioia nello stringere relazioni.», gli disse il tipo verde.
    «Sembrava davvero comodo», commentò osservando ironico il ramo. Poi, senza più ironia, aggiunse:«Anche io sono felice di averti incontrato.
    Io sono Magnus. Magnus e basta, non amo molto il mio cognome e da tempo l'ho dimenticato. Tu chi sei?»
     
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  8. _lily_
     
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    Non sapeva con certezza ancora per quanto tempo sarebbe riuscito a sopportare la presenza tanto per lui fastidiosa del coetaneo di razza ma non di pelle. Eppure quel terribile senso di insicurezza circa i suoi sentimenti non lo abbandonava. E sì che pensava di aver superato da tempo il complesso di immensa solitudine che era improvvisamente giunto con la morte del suo, come definirlo, tutore e quasi padre, era praticamente sicuro di esser riuscito a riempire in qualche modo quel vuoto che quell'evento aveva comportato. Possibile che avesse sottovalutato la ferita rimasta? Del resto non si poteva certo dire che Ragnor avesse così tanta esperienza in campo emotivo, gli unici sentimenti che immaginava uno dovesse provare verso la propria famiglia li aveva avuti per quell'uomo ormai morto. Non aveva stretto altre relazioni da quel momento, e non solo per l'inusuale verdeggiante e quasi demoniaco aspetto fisico-del resto quello era cammuffabile. Iniziava lentamente a rendersi conto che aveva paura di perdere qualcun altro. Cancellò tale pensiero. La verità era che non voleva esser disturbato e tanto meno aveva bisogno di qualcuno con cui sentirsi in debito. Ma davvero per lui l'amicizia doveva significare solo un debito verso qualcuno? Si innervosì mentalmente, se non si fosse trovato in quello stato di dubbio questi discorsi li avrebbe direttamente archiviati nella sezione ''altre cose che infastidiscono''. Ma non poteva rimandare dei pensieri del genere per sempre. Forse sentiva ancora il bisogno di riempire quel vuoto, quel vuoto che in realtà era sempre rimasto tale. Altrimenti perché mai rimanere a lasciarsi importunare da uno stregone abbastanza antipatico?(E' da ricordarsi che a Ragnor nessuno è simpatico). Magari soffriva davvero di solitudine a sua insaputa. Ma il pensiero che se non si fosse posto in partenza così negativamente nei confronti dell'altro magari il coetaneo gli sarebbe risultato decisamente più interessante non lo sfiorò assolutamente. Deviò lo sguardo verso destra rendendosi conto che stava iniziando a fissare fin troppo lo stregone. Fin troppo trucemente, s'intende. Che fosse arrivato il momento(per la prima volta nella sua vita) di iniziare a considerare gli elementi positivi? Ragnor ci provò come per fare un dispetto a se' stesso(sì, iniziava a trovare antipatica pure la sua stessa persona a quel punto). Senza sforzarsi di ordinare i punti, poteva considerare che a) lo stregone che gli stava davanti era riuscito a rispondergli a tono ogni volta senza mutare la sua a quanto pareva immensa felicità(e dunque bisognava rendergli merito) b) non l'aveva ancora fulminato(non si poteva mai sapere, in certi casi) c) il mondo non era ancora terminato e le terre non erano ancora state sommerse dall'acqua disgustosamente salata. Gli risultò difficile trovare altri punti a favore dell'incontro e anzi la cosa lo stufò a tal punto che si promise di non considerare più un tale esercizio in futuro. La battutina ironica sulla comodità del ramo sul quale si era rifugiato, una sincera(davvero? Ragnor si sentiva quasi stupito) dichiarazione sull'esser felice dell'incontro e la successiva rivelazione del nome dello stregone appena incontrato lo fecero tornare alla realtà. Si passò distrattamente una mano tra i capelli, evitando per pochissimo di imprecare visto che quasi si era tagliato urtando in malo modo contro a una delle due cornine. Abbassò con rabbia la mano mentre ancora considerava se svelare il proprio nome all'estraneo(che ormai estraneo non era più, eh), poteva sempre inventarsi un nome in effetti. Ma la sola idea lo stufava ancor più di elencare mentalmente una lista delle cose positive, così, con la stessa aria torva di prima, replicò: Ragnor, Ho anche un cognome ma mi sembra di scarsa utilità quando so già che mi ricorderai come ''la scimmia verde'' o ''quel verde tipo con le corna'' o anche meglio ''quello che si mimetizzava per natura''. Stava per aggiungere una ''buona giornata e a mai più rivederci'' ma quello stesso sentimento che lo aveva trattenuto prima dall'andarsene lo fermò ancora. Doveva proprio a tutti i costi esser così scontroso? Concluse un Senza dubbio senza neanche pensarci su. Ma forse qualcos'altro in quel momento lo aveva spinto a rimanere. Qualcosa che si avvicinava più al tipico brutto presentimento, ma che per lo stregone in questione poteva essere una cosa perfettamente all'ordine del giorno, anzi del secondo.
     
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  9. franesca
     
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    Adam
    legenda:
    narrato
    «parlato»
    pensato
    scritto
    ricordi


    Descrizione soggetto: molto alto, occhi castani, capelli neri, abiti laceri e colorati
    Razza: stregone
    Compito: catturarlo
    Accusa: essere un Figlio del Diavolo (stregone) e ladro
    Localizzazione: Indiri
    Altro: lavora come servo

    Adam si grattò con aria pensosa leggendo il foglietto stropicciato. Qualche appunto e poco più che aveva preso ascoltando le accuse di un mercante che voleva liberarsi di "quell'essere fastidioso", come lo aveva definito. Adam non aveva ancora capito perchè non si era rivolto a una Guardia Cittadina per liberarsi di quel ladruncolo di quattro soldi, ma evidentemente voleva fare le cose in grande, rogo compreso. Poi non aveva potuto non avvicinarsi a quel pover'uomo che si era sbracciato con tanto entusiasmo per farsi notare da lui come se fosse una questione di vita o di morte. In effetti quello stregone li ripuliva mezza cassetta di verdure quasi ogni giorno e una perdita del genere non era tollerabile, stregone o umano che sia. Solo che la razza del ladruncolo influiva molto sulla colpa da scontare. Fosse stato umano lo avrebbe portato in gattabuia qualche Guardia, ma essendo un essere "magico" dovevano catturarlo e rogarlo nella pubblica piazza assieme alle altre streghe.
    Ma perchè scomodare proprio me per uno stregone poveraccio?, si domandò.
    Pareva che quello stregone fosse un servo magico molto conosciuto, un mercenario di magia, che si vedeva sempre tra le strade di Indiri e molti non vedevano l'ora che ci si liberasse, volevano depurare le strade di Indiri togliendo di mezzo uno degli stregoni più noti. Quindi bisognava fare le cose in grande usando un povero cavaliere come lui.
    Adam accettò con poca voglia il compito e montò a cavallo.
    A dire il vero gli stregoni non gli facevano nè caldo nè freddo, conosceva la sensazione dell'emarginazione, quella sensazione che si provava quando tutti ti guardavano male come se non saresti nemmeno dovuto esistere, conosceva la colpa che non poteva mai essere espiata, la colpa di essere quello che si era, e quindi non aveva molta voglia di uccidere qualcuno marchiato a morte dal popolo che aveva timore del diverso.
    Però il lavoro era lavoro e se lo volevano rogato doveva accontentarli.
    Portò il cavallo in una scuderia lì vicino, lo lasciò lì a malavoglia e si avviò a piedi al mercato, mimetizzandosi tra le altre persone.
    Ed eccolo che vide spuntare da un vicolo lo stregone descritto dal mercante, preciso come sempre, diretto a rubacchiare qualcosa. Solo che quella volta non rubò cibo ma si buttò a capofitto a prendere una maglia azzurra.
    Adam rimase a spiarlo con un'espressione indignata in volto: si vedeva che era uno straccione e al posto di rubare qualcosa di utile come il cibo si precipitava a prendere degli abiti come una ragazzina viziata!
    Scosse la testa e lo seguì con lo sguardo e quando scomparve tra le altre persone lo seguì a piedi.
    Lo seguì tutto il tempo, standogli distante, fino a che non entrarono in un bosco.
    Stette attento a non farsi sentire calpestando le foglie a terra e rametti vari e si nascose in un cespuglio. Non era sicuro se quel nascondiglio lo avesse protetto a lungo: con un lungo cappotto nero, pantaloni dello stesso colore e stivaloni neri spiccava nel verde come una zucca in un campo di cocomeri, senza parlare dei capelli dritti sulla testa come tanti aculei, che non ne volevano sapere di starsene al loro posto come la gravità comanda. Oltre tutto aveva lo spadone che luccicava sotto la luce solare.
    Però lo stregone era troppo intento a rimirarsi in un ruscello che non lo notò.
    Adam lo scrutò e si ritrovò a pensare che era davvero un gran peccato dover uccidere un tipo così carino. Nonostante un livido gigante poco sopra il sopracciglio.
    Spero tu abbia vissuto felicemente, pensò sguainando in silenzio lo spadone grigio, proprio mentre il tipo si stava decidendo ad andarsene, proprio davanti al suo cespuglio...
    Ma dal nulla spuntò un altro tipo che lasciò perplesso e stupito Adam: aveva la pelle verde, due corna sulla testa e i capelli bianchi nonostante la giovane età.
    Un altro stregone, pensò, ma non è lui il mio obbiettivo, non lo ucciderò.
    Rimase un attimo ad ascoltare divertito i loro deliranti discorsi poi si decise: anche se erano in due non poteva perdere tempo.

    Magnus aveva la strana sensazione di essere osservato e non erano certo gli occhi infuocati del verde amico a dargli quella sensazione. C'erano altri occhi che lo scrutavano con interesse come se fosse stato un esemplare di animale raro. Come se fosse un esemplare di animale da cacciare.
    Magnus non si sentiva per nulla tranquillo, come se si trovasse sull'orlo di un burrone. E forse ci era sul serio senza saperlo. Doveva stare all'erta.
    Il verde amico rispose:« Ragnor, Ho anche un cognome ma mi sembra di scarsa utilità quando so già che mi ricorderai come ''la scimmia verde'' o ''quel verde tipo con le corna'' o anche meglio ''quello che si mimetizzava per natura''.»
    Ora però non aveva tanta voglia di stare in quel posto a familiarizzare, voleva andarsene e al più presto, nonostante la felicità che il suo amico gli avesse detto il suo nome, cosa che era un gran progresso.
    «Che ne dici se ce ne andiamo in un altro luogo a parlare, Ragnor?», chiese.
    Forse se non avesse avuto quella sensazione avrebbe fatto qualche battuta sui soprannomi di Ragnor ma non era più in vena.
    Proprio in quel momento dal folto si udì un fruscio poi qualcosa, o meglio, qualcuno, lo ghermì con forza.
    Una mano gli afferrò il braccio per non farlo scappare e spingendolo contro a quello che doveva essere il petto di qualcuno poco più basso di Magnus, mentre qualcosa di gelido si appoggiava alla gola dello stregone.
    Magnus abbassò lo sguardo e vide premuta contro al colo la lama grigia di uno spadone a due mani che in quel momento era tenuto con una mano. Deglutì mentre il suo cervello, velocemente, gli comunicava che da una persona così forte non si poteva scappare.
    Un rigolo caldo di sangue gli colò giù dal punto in cui era appoggiata la lama mentre l'odore metallico di questo gli riempiva le narici. Quell'odore gli fece venire subito in mente come in un flashback la formula di una magia proibita, ma non ci pensò nemmeno ad evocarla: non voleva corrompere la sua anima come facevano molti stregoni affamati di potere.
    Una voce dura e nel contempo bella, come quella dei cantanti, ma terribile per quel che disse, gli comunicò:«Sta fermo o ti trancio la testa, tanto non puoi scappare. E tu, tizio verde, seguici senza fare storie perchè come posso uccidere facilmente questo qui uccido anche te»
    «Che paura», disse ironico Magnus.
    Sentì la lama premuta contro al collo muoversi impercettibilmente come se l'uomo che la stava reggendo si fosse indispettito per la sua irriverenza o per la sua non-paura per l'imminente morte.
    La mano che gli stringeva il braccio lo fece voltare e Magnus incontrò due occhi grigio-verdi, imperscrutabili, ma in fondo in fondo si leggeva una certa voglia di vivere e divertirsi. Forse se faceva leva su quella caratteristica poteva salvarsi...
    Intanto si lasciò sfuggire dalle labbra un poco consono:«Wow»
    Sentì il tipo sospirare mentre lo spingeva in avanti, ora puntandogli la spada in mezzo alla schiena, sulla spina dorsale.
    Magnus sapeva che bastava una mossa falsa per ritrovarsi infilzato.
    «Credo che morirò presto, quindi, come ultimo desiderio, mi portate in locanda a bere l'ultimo bicchiere della mia esistenza?»

    A quelle parole Adam sorrise e scosse la testa, divertito. «Come vuoi, ma non facciamo tardi. Non ho nulla contro di te, è il mio lavoro»

    «Dicono tutti così per pulirsi le mani ma c'è il bisogno di ammazzare qualcuno», rispose sottovoce Magnus, sconfitto, ma il tipo lo udì lo stesso perchè sentì che rise. Aveva una risata... bella. Peccato che fosse la risata del suo boia.
     
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  10. _lily_
     
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    Povero verde scontroso stregone; aveva lasciato la protezione della solitudine solo per una breve visita alla città, non era stato di certo lui a richiedere un servizio ''stregone di poca modestia, aggiunta gratuita del fattore importunante e sarcastico’’. Ma del resto il destino si divertiva spesso con Ragnor a rivelarsi inaspettato, probabilmente solo per il gusto di renderlo più arrabbiato e pessimista. Iniziava ad auto convincersi circa la stupidità presente nell'idea di rimanere a dialogare con quell'individuo (tutta la sua socialità si era ormai andata esaurendo, se non altro gli rimaneva una piccola riserva bastante a congedarsi). Stava dunque proprio per proporre un finalmente deciso addio-deciso mica tanto, dato che l’insicurezza persisteva-quando Magnus propose di cambiare ambiente...aria...levare le tende, tagliare la corda, insomma, tutto ciò a cui Ragnor stava pensando in quel momento. Peccato che l’azione come la intendeva l’altro stregone comportava uno spostamento di entrambi verso uno stesso luogo, proposta che dunque innervosì di più lo stregone. Eppure gli concesse anche un attimo di sollievo, dato che quel brutto presentimento che aveva iniziato a tormentarlo non aveva ancora deciso di lasciarlo. Ma, ovviamente, figuriamoci se per una volta la situazione poteva volgersi a favore del povero speranzoso stregone. Difatti, sotto al suo sguardo altamente contrariato, un terzo individuo (era proprio frequentata quella zona di bosco) aveva sorpreso il modesto stregone alle spalle. E non solo minacciava appunto quello di morte, non solo aveva abbastanza forza da reggere un’arma a due mani con una mano sola, non solo Ragnor rischiava di perdere una delle rarissime persone con le quali nella sua vita avesse mai parlato, ma l’individuo così trasgressivo da portare una spada più grossa di lui si era addirittura permesso di minacciare pure lo stesso Ragnor di morte. Quale affronto! Ora era pure costretto a socializzare (per Ragnor con socializzare si intendevano principalmente tutti i rapporti umani in generale). Al confronto il suo stato d’animo di prima era classificabile come ''lievemente innervosito''. Era in dubbio sull'oggetto principale della sua rabbia, innanzitutto. Era arrabbiato più con Magnus o con il nuovo arrivato? Del resto era stato quest’ultimo a rovinare le loro discussioni cordiali, ma era comunque tutta colpa di Magnus se Ragnor era stato importunato in così tanto eccessivo modo, ed ora pure costretto a seguire i due individui che al momento trovava più antipatici al mondo. Un poco però si ritrovava ad essere arrabbiato anche con se stesso; se si fosse camuffato in anticipo, e soprattutto se non si fosse stato intrattenuto così a lungo con uno sconosciuto-conosciuto, a quell'ora probabilmente sarebbe già riuscito a tornare nella sua amata solitudine. Eppure altri pensieri lo stavano assalendo. Un senso che aveva già provato in passato, e che si era come intrinsecamente ripromesso di non provare nuovamente, come di paura di una nuova perdita. Gliene era bastata una, non voleva sperimentare ancora un senso di smarrimento del genere. Certo, trovava davvero insolito e abbastanza scocciante ritrovarsi preoccupato per un essere così antipatico, ma in qualche oscuro modo, lo era. Mai ovviamente avrebbe considerato Magnus come suo amico, ma ora rimaneva pur sempre un suo insopportabile conoscente, dunque se non altro avrebbe potuto addirittura divertirsi ad aiutarlo. E con ''divertirsi'' Ragnor intendeva più che altro ''ammazzare il tempo'', dato che non era quel tipo di persona che si divertiva spesso. Un dettaglio non trascurabile rimaneva senza dubbio il fatto che l’altra opzione era essere ucciso, e Ragnor quel giorno non se la sentiva molto. Mentre conduceva tutti questi contorti ragionamenti, cercava di ignorare gli apprezzamenti di Magnus per colui che poteva staccargli la testa da un momento all'altro, ma del resto lo stregone insopportabile conoscente sembrava un tipo strano, e non si poteva negare che l’individuo aveva un certo fascino. Ma al momento a Ragnor interessavano davvero poco critiche del genere. La sua attenzione venne attratta un poco di più dalla proposta di Magnus circa il recarsi in una locanda, come ultimo desiderio etc. Sperò che lo stregone avesse qualche geniale idea, perché in effetti con tutto quell'accumularsi di rapporti umani e sentimenti nuovi, Ragnor era troppo distratto per pensare ad un piano di fuga decente. Se non altro l’uomo concesse quell'ultimo viaggio, e Ragnor a quel punto si ricordò(come dimenticarsene?) delle sue insolite caratteristiche fisiche che era consigliabile camuffare prima di una visita alla città. Si lasciò sfuggire un Tra poco in questa foresta ci saranno più individui strani e antipatici che alberi. prima di cercare di mettere insieme un discorso il meno ironico possibile (ovviamente anche ‘’meno ironico’’ è da intendersi ironicamente): E’ sempre un piacere fare sgradite conoscenze...ed a quanto pare ho vinto una gita gratis alla locanda. E state attento con quella lama, potreste radere al suolo diversi alberi senza accorgervene. Un’ultima cosa...visto che si accettano ultimi desideri, è un problema se richiedessi un attimo per rendermi più presentabile? Mi innervosiscono i posti in cui non posso mimetizzarmi…
    Ragnor era dunque così gravemente infastidito ed irritato che non attese nemmeno una conferma dal pericoloso individuo. Preparò l’incantesimo di camuffamento e si passò una mano tra i capelli ora di un biondo pallido e senza rischiare di infilzarsi una mano in una delle due corna. Anche la carnagione ora era decisamente meno speranzosa, ma, del resto, in città si sarebbe sentito più a suo agio...anche se mai in vita sua si era sentito a suo agio tra tutte quelle persone.
     
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  11. franesca
     
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    Gli occhi verdi del giovane cavaliere vagavano attenti da Ragno a Magnus, pronti a catturare ogni mossa falsa che preannunciasse una qualche ribellione: non poteva lasciare scappare lo stregone e tanto meno non doveva ottenere ribellioni dall'altro, quindi doveva tenerli tutti e due sotto controllo.
    Intanto Magnus sentiva il sangue pulsare sulle tempie facendo ronzare in modo macabro le orecchie: quelli sarebbero stati i suoi ultimi battiti spaventati? Ricordò in un lampo tutta la sua vita e pensò che non era ancora il momento di morire: doveva ancora vivere la vita con passione, con slanci, provare ogni sentimento, sperimentare tutto, vedere tutto, scoprire il scopribile, assaporare la sensazione di essere vivi.
    La sua mente vagava mentre cercava di concentrarsi per fare un piano.
    Non ne era molto sicuro ma se aveva visto giusto avrebbe funzionato, perchè negli occhi del suo boia aveva letto la stessa voglia di vivere che aveva Magnus.
    Tenace ci sarebbe aggrappato alla vita, provando il possibile, e a mali estremi avrebbe fatto esplodere il suo potere come quando da ragazzino era riuscito a strapparsi dal ventre del mare salvandosi da morte certa grazie alla sua potente magia.
    Magnus sentiva il peso dello sguardo del ragazzo assieme alla spada pungente tra le scapole e si sentiva meno sull'orlo della vita e della morte quando questo spostava lo sguardo su Ragnor.
    «Tra poco in questa foresta ci saranno più individui strani e antipatici che alberi.»
    Magnus sospirò pensando che il suo nuovo verde amico fosse sempre lo stesso (da quel che conosceva di lui) anche in situazioni del genere.
    «E’ sempre un piacere fare sgradite conoscenze...ed a quanto pare ho vinto una gita gratis alla locanda. E state attento con quella lama, potreste radere al suolo diversi alberi senza accorgervene. Un’ultima cosa...visto che si accettano ultimi desideri, è un problema se richiedessi un attimo per rendermi più presentabile? Mi innervosiscono i posti in cui non posso mimetizzarmi…»
    A quel puntò la pelle di Ragnor divenne rosa, le corna sparirono e i capelli divennero biondi. Un bel tipo, insomma, secondo Magnus.
    Ma Adam disse, irritato e prendendo precauzioni per la sua pelle:«Senti stregone, io sono stato mandato qui solo per il servo, fa qualche altro scherzetto magico e questo bosco si riempirà del vostro sangue. Non mi va di fare vittime inutili quindi non fare mosse false o le vostre teste rotoleranno via staccate dal vostro corpo in un secondo.»
    Sapeva che due stregoni potevano farlo fuori con la loro magia e la temeva.
    «Che severo», bofonchiò Magnus.
    «E tu non ti prendere gioco di me!», aggiunse Adam rivolto al servo magico.
    Si incamminarono verso la città, mentre Adam puntellava la schiena dello stregone con lo spadone, seguiti dall'ex stregone verde.
    Entrarono nella prima locanda che Adam vide e trovarono uno spettacolo inconsueto ad attenderli...

    Zarifa
    legenda:
    narrato
    «parlato»
    pensato
    scritto
    ricordi

    Occhi neri come pozzi profondi ma scintillanti di luce rabbiosa, come piccoli pezzi di carbone con all'interno lava infuocata, scrutavano il proprietario della locanda.
    Una bocca piccola e rosea leggermente sollevata in una smorfia ironica pronunciò ad alta voce scandendo le parole:«Allora, mi dai questo sidro, sì o no?»
    Qualcuno nella locanda sghignazzò senza ritegno mentre il locandiere soffocò l'imminente risata con un attacco di tosse.
    «Mi dispiace signorina, non posso. Ma come detto prima posso offrirti dell'acqua», disse il locandiere suscitando un altro coro di risate.
    Zarifa, che era comodamente seduta su uno sgabello, scattò in piedi e con gli occhi scintillanti di furia ripeté, ora a voce ancor più alta, quasi in un urlo:«Mi dai questo sidro?»
    I capelli neri scompigliati in testa come ali di un corvo sgangherato, capelli che non vedevano un pettine da un po', e la mano stretta convulsamente a un lembo della gonna.
    Oh, avesse avuto i suoi abituali pantaloni con la sua abituale cintura piena d'armi ne avrebbe viste di belle quel caprone di quel locandiere!
    E invece era in incognito, vestita da donna con un piccolo pugnale infilato nella giarrettiera sotto la gonna ingombrante.
    "Ti scopre subito", aveva detto Acamar, "Devi coglierlo di sorpresa", aveva detto. E lei che aveva dovuto fare? Vestirsi in quel modo ridicolo per catturare uno stupido ladro.
    Se si fosse buttata giù da un albero, armi in mano, addosso alla preda l'avrebbe catturata di sorpresa senza doversi mettere quel logoro abito ingombrante preso chissà dove.
    "Devi cogliere di sorpresa la persona che si avvicina al tipo con il mantello marrone", aveva detto Acamar, perchè non si conosceva il volto del ladro e bisognava adescarlo in quel modo mettendo un falso cliente e vestendo anonimamente Zarifa.
    Però mentre lei aveva atteso che qualcuno si avvicinasse al tipo con il mantello, seduto a un tavolo in fondo alla locanda, aveva richiesto un po' di sidro, ottenendo solo risate di scherno.
    «Solo perchè sono una donna non posso bere?!», chiese Zarifa sull'orlo di una crisi isterica.
    Aveva colto nel segno. Suscitando altre risate.
    «Senti signorina torna a casa a fare il tuo dovere, non vorrei che appena dato il sidro ti concedessi al primo uomo incontrato. Se non sbaglio non sei sposata e non vorrei che accadesse qualcosa che creasse scalpore e di immorale»
    A quel punto Zarifa non ci vide più. «Mi so controllare benissimo! Posso bere quanto voglio senza fare cretinate e ho diritto a un bicchiere di sidro come ogni uomo!», guardò con aria ironica il locandiere, «E poi le cretinate posso decidere di farle anche da sobria... Scalpore? Immoralità? Si possono oltrepassare senza alcol, lo può fare chiunque abbia fegato, stupidi caproni senza cervello»
    Saltò sul bancone della locanda, facendo arretrare il locandiere che ci stava dietro per la sorpresa.
    «Io posso fare ciò che voglio e quindi posso bere. Posso non sposarmi, non fare la serva a uno stupido uomo come voi, posso usare le armi, posso....ballare scalza su questo tavolo senza che nessuno mi fermi o che mi prenda in giro!», a quelle parole si tolse gli zoccoli che tanto le avevano fatto male ai piedi (desiderando i suoi vecchi stivaloni) e iniziò a "ballare" sul tavolo (ossia saltellare sul posto prima su una gamba e poi sull'altra, tenendo un lembo della gonna per non inciampare).
    «Tò, sto dando scalpore a voi teste ignoranti, uomini imbecilli. Ho fatto ciò che temevate quindi tanto vale la pena farmi bere, ormai ho trasgredito le regole!»
    «Calmati!», disse il locandiere mentre alcuni clienti ridevano o altri rimanevano basiti a osservare la scena.
    Zarifa si catapultò dall'altra parte del bancone, senza investire (per miracolo) il locandiere, prese una bottiglia di sidro e iniziò a bere da essa.

    Proprio quando Zarifa era saltata sul bancone erano entrati Magnus, Adam e Ragnor nella locanda...
    «Ottime parole! Sidro per tutti! Diciamoci alla pazza gioia!», disse Magnus, che venne guardato male da Adam (che aveva messo nel fodero sulla schiena lo spadone).
    «Vuoi del sidro?», chiese Zarifa staccando la bocca dalla bottiglia. Prese un bicchiere da birra e lo riempì del liquido ambrato per poi passarlo a Magnus.
    «Rovesciamo le regole!», proclamò Zarifa.
    «Divertiamoci!», aggiunse Magnus.
    Ormai era il delirio in quel locale.
    E Adam non sapeva più cosa fare.

     
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  12. _lily_
     
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    Inspirò profondamente quel dolce profumo di situazioni fastidiose, irritanti, inopportune ed indesiderate. Quanto amava quell'isola. O meglio, gli abitanti di quell'isola. Continuare a considerare tutti gli avvenimenti in modo ironico però iniziava quasi a confondere anche lui. Ma quale modo migliore di un’immensa ironia avrebbe potuto render meglio il suo raggiante stato d’animo e la sua ottima predisposizione verso strani individui aggressivi e scortesi e stregoni aggrediti e modesti? Alternare ironia a verità in effetti rendeva il tutto ancora più confuso, ma del resto a Ragnor bastava sapere che era molto ma molto irritato. Probabilmente mai in vita sua era stato così irritato. E per di più, a coronamento di quell'avventura che non aveva affatto richiesto, vi era una stupida visita ad una stupidissima locanda. L’ultima cosa che avrebbe voluto fare prima di morire. Perché iniziava a rendersi conto che si era troppo ottimisti a sperare in un piano del suo modestissimo amico Magnus. E Ragnor mai si sarebbe permesso di essere troppo ottimista. O ottimista in generale. Vi era stato un tempo in cui era riuscito a porre una certa speranza nel futuro. Era durato poco. Non avrebbe sopportato un’altra delusione, o perdita che fosse. Un’altra cosa che non avrebbe sopportato un attimo di più era certo la presenza costante dei due disturbatori della sua quiete privata, ma, del resto, uno era ormai un suo stretto conoscente(secondo i canoni di socialità di Ragnor), l’altro aveva una spada fin troppo grossa ed era meglio non contrariarlo. Anche se a quanto pareva lo aveva già fatto mutando aspetto. Questa volta si trattenne dall'aggiungere un altro commento ironico, ma con la sola espressione tenne a far notare agli altri due della sua tutt'altro che felicità rispetto alla situazione. Si limitò dunque a seguirli, considerando anche le varie minacce del terribile ed aggressivo uomo. Giunsero così alla locanda, più velocemente di quanto Ragnor sperasse, anche se tecnicamente più velocemente sarebbero arrivati, più velocemente se ne sarebbero andati...o almeno era questo che lo stregone continuava a sperare mentalmente. Di rintanarsi nel punto dell’isola più lontano da quei due. Ma la scena che gli si andava presentando innanzi lo inquietò di gran lunga più dell’arma imponente dell’uomo-che fortunatamente aveva riposta in vista di pubblico. Una quanto mai vivace giovane aveva a quanto pareva deciso di non avere nient’altro di meglio da fare nella sua allegra vita che esibirsi in un discorso circa la sua indipendenza e di improvvisare un magnifico ballo su un altrettanto stupendo bancone. Ragnor sospirò-incupendo ulteriormente la già sua raggiante espressione- chiedendosi se nei suoi dintorni potesse esistere almeno un essere vivente sano di mente(e per lui sano di mente era sinonimo di ''pressoché inanimato/non importunante''). Dopo che la ragazza ebbe terminato il suo toccante eloquio, bevve con una certa eleganza da una bottiglia di sidro. Fu a quel punto che Magnus decise di mettere a punto quello che Ragnor sperava(si stava rendendo conto con terrore di star ponendo speranze in tutto) il suo geniale piano, ovvero unirsi alla vivacità della giovane e far baldoria. Mentre la ragazza versava del sidro a Magnus, Ragnor iniziò ad inquadrare eventuali uscite. Magari se fosse riuscito a mantenere un profilo basso, bassissimo, sarebbe riuscito ad allontanarsi da quel covo di pazzia. Nel frattempo l’uomo quasi suo rapitore aveva un’aria altrettanto spaesata, cosa che non fece che rincuorare l’un tempo verde stregone. Stava giusto per arretrare quando un pericolosissimo pensiero si insinuò nella sua mente. Del resto lui non si era praticamente mai divertito, magari quella sorta di prendersi gioco dell’individuo importunante numero due(la ragazza era diventata individuo importunante numero tre) unendosi alla festicciola, lo avrebbe intrattenuto tanto quanto l’esser disturbato da nessuno. Quella giornata si stava rivelando fin troppo rivoluzionaria per i pensieri un tempo così solidi dello stregone. Se non altro, iniziava a considerare, se fosse rimasto avrebbe avuto altri motivi per lamentarsi mentalmente o indispettirsi. Si avvicinò così-molto prudentemente-allo stregone ed alla ragazza(che oltretutto in qualità di ''ragazza''-Ragnor non ne aveva viste poi molte-non si poteva considerare di brutto aspetto, anzi) e borbottò a Magnus qualcosa che suonò come Ottimo piano (con una certa e ormai quasi ripetitiva sfumatura a metà tra l'ironico e lo scocciato). Non si sentiva ancora psicologicamente pronto a rivolgersi alla ragazza, già gli era stato difficile esser in presenza di due individui importunanti, tre erano anche troppi. Povero Ragnor, tutta quell'irritazione iniziava a dargli alla testa, tanto che dal suo sguardo eccessivamente torvo per la situazione sbucò una sorta di timido sorriso(alquanto ironico, ovviamente).
     
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  13. franesca
     
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    PUNTO DI VISTA ALTERNATO=ROLE INCASINATA CON MOLTI PG PAZZI ma il punto di vista principale è quello di Magnus

    «I wish that this night would never be over
    There's plenty of time to sleep when we die
    So let's just stay awake until we grow older
    If I had my way we'd never close our eyes, our eyes, never!

    I don't wanna let a minute get away
    Cause we got no time to lose
    None of us are promised to see tomorrow
    And what we do is ours to choose

    Forget about the sunrise
    Fight the sleep in your eyes
    I don't wanna miss a second with you
    Let's stay this way forever
    It's only getting better if we want it to

    But you know I wish that this night would never be over
    There's plenty of time to sleep when we die
    So let's just stay awake until we grow older
    If I had my way we'd never close our eyes, our eyes, never!», Adam stava cantando, un braccio attorno alle spalle di Magnus, le guance arrossate dall'alcol e nonostante avesse bevuto non aveva la voce impastata, anzi, cantava con disinvoltura, la voce profonda e un po' roca in certi punti. A rovinare il tutto cera Zarifa seduta sul bancone che, cercando di andare al ritmo di quella canzone sconosciuta, condiva il tutto con continui:«Nana, na-ah-na, nana, na», pure lei rossa in volta.
    Magnus, in un piccolo momento di lucidità pensò che era proprio finito nella situazione in cui voleva, la situazione adatta per fuggire, ma aveva alzato un po' troppo il gomito, non riusciva a ragionare e poi, dopo tanto tempo, quello era un momento veramente felice. Poi si sentiva bene, avvolto dal braccio di Adam, dalla sua voce e dall'ebrezza. Tutto aveva colori più accesi e tutto era più bello.
    Ma poi, come ci era finito in quello stato? Forse era meglio tornare indietro nel tempo, ricordare e trovare una soluzione per fuggire...

    «Ottimo piano», aveva bofonchiato Ragnor in modo ironico avvicinandosi a Magnus.
    «Lo voglio far ubriacare», sussurrò con aria ironica e furba Magnus nell'orecchio dell'ex-verde amico, riassumendo in una frase coincisa il nugolo di pensieri confusi che aveva in mente.
    «Poi sloggiamo», aggiunse.
    Intanto Zarifa si era impossessata di una decina di bicchieri e di ogni bottina che era riuscita a prendere e aveva iniziato a servire liquidi gratis a ogni presente sotto lo sguardo esterrefatto del locandiere.
    «Non potete non pagare!», si lamentò, giustamente, il locandiere.
    Zarifa non lo udì, anzi, è meglio dire che fece finta di non udirlo, e passò un bicchiere a Ragnor. «Favorisci», ordinò, perentoria.
    «Così si parla!», ripetè Magnus alla giovane, sollevando il suo bicchiere.n «Fallo bere!»
    Gli occhi neri della cacciatrice si accesero mentre portava una mano sulla coscia. «Se no se la dovrà vedere con me», disse lei squadrando Ragnor con uno sguardo ironico e penetrante.
    Non si seppe come ma con velocità innaturale infilò la mano sotto la gonna ed estrasse il pugnale nascosto sotto essa, mostrandolo ai presenti.
    Il Cacciatore di Taglie-finto cliente, avvolto nel suo mantello marrone, si mosse irrequieto sulla sua sedia e gridò:«Smettila Zarifa!»
    «Sta zitto e divertiti Micheal!», gridò di rimando lei.
    «Smettetela!», era intervenuto Adam che squadrò Zarifa, Magnus e Ragnor (anche se non c'entrava) con sguardo severo. «Un po' di contegno! E tu!», a quel punto fissò solamente Magnus, additandolo, «Ricorda perchè siamo qui»
    Magnus fece spallucce come se non gliene importasse e si voltò verso la cacciatrice.
    «Puoi posarlo, ora sia il mio pallido amico che quello sgorbutico bevono e vedrai che saranno più docili»
    «Io non bevo!», controbatté Adam.
    magnus fece un sorriso a trentadue denti, furbo e felino. «Oh, sì, tu bevi», acchiappò il cavaliere e gli fece bere a forza il bicchiere che aveva in mano.

    E dopo quello era successo poco ma bastava a non far ragionare Magnus.
    Evidentemente Adam reggeva poco l'alcol perchè subito dopo quel bicchiere disse:«Sai io dico sempre che la vita bisogna godersela» e aveva iniziato a cantare mentre Zarifa dava il ritmo con i suoi "nanana" e Ragnor? Era sicuro che Ragnor lo avrebbe ucciso di lì a poco.

    *copyright time* la canzone all'inizio è Never Close Our Eyes di adam Lambert
     
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  14. _lily_
     
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    Ragnor era ormai pienamente consapevole di esser stato alquanto anzi eccessivamente imprudente rimanendo in quella locanda. Ma del resto lo era stato da quando quella mattina si era allontanato dalla sua amata e rimpianta(ma ne era cosí sicuro ora?) solitudine. Eppure tutta quella euforia non riusciva ancora a divertirlo. Non arrivava neanche a pensare che, non essendosi praticamente mai divertito, gli sarebbe stato difficile anzi impossibile cogliere un momento di divertimento. L'unica sensazione che forse poteva avvicinarsi era il sentirsi bene, e, del resto, ormai si stava iniziando ad adattare(insomma) piú che ad irritarsi. Magnus aveva concretizzato la sua idea di piano ma lo stregone sospettava che il suo simpaticissimo conoscente simpatizzasse troppo per l'uomo che voleva arrestarlo o ucciderlo o anche tutte e due le cose. La sua espressione torva quindi non variò alla richiesta alquanto minacciosa della giovane, e né Ragnor diede modo di far intendere che desiderasse minimamente bere un qualche genere di alcolico. Non che ne avesse mai provato...ma qualcosa gli diceva che era meglio mantenere una tradizione come dire sospettosa. Eppure il pugnale che estrasse in seguito la ragazza ed il suo atteggiamento minaccioso nonché abbastanza intenso(non riusciva a descrivere bene i comportamenti del sesso femminile) dovettero come fargli riconsiderare l'idea, ma riuscí comunque a rimanere saldo sui suoi precedentemente verdi principi. Anche il famoso terzo incomodo che aveva gentilmente accompagnato gli stregoni alla locanda non pareva esser entusiasta di quanto stava accadendo, ma, come Ragnor iniziava ad apprezzare, la situazione stava sfuggendo dal suo minaccioso controllo. Per evitare quindi di perdere il controllo invece di se stesso, lo stregone aveva ritenuto meglio non esagerare. Rendendosi difatti conto che all'individuo antipatico e minaccioso era bastato un solo bicchiere per mettersi a cantare come se fosse da sempre stato il suo lavoro e non fosse invece in giro per uccidere o rapire poveri stregoni innocenti, Ragnor aveva deciso di bere o meglio assaggiare solo mezzo bicchiere di quel liquido, sidro o altro che fosse. Ma anche dopo questa attenta precauzione, lo stregone aveva iniziato a sentirsi comunque un po' alticcio(ovviamente non troppo, era troppo irritato per essere anche ubriaco). Cosí al posto di approfittare della situazione che si era creata per prendere Magnus e trascinarlo lontano da lí trovò piú congeniale prendere una sedia(o comunque qualsiasi cosa per sedersi, iniziava ad essere un po' confuso) e rimanere seduto al contrario ad ascoltare le dolci parole-o qualsiasi altra cosa stesse dicendo quello dal quale sarebbero dovuti fuggire-tenendo una mano sul mento come per non lasciar cadere la testa e con un'aria ben poco allegra nonostante l'atmosfera. Fortunatamente non era abbastanza ubriaco per unirsi alla ragazza(aveva sentito prima il suo nome ma al momento non lo ricordava bene) che stava cercando di cantare insieme all'uomo. Cosí rimase in quella posa, sperando di non sembrare troppo stordito, ed attendendo a metà tra lo speranzoso e lo svogliato che fosse Magnus a ricordarsi della loro fuga.
     
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  15. franesca
     
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    Zarifa si domandò se la sè stessa solitaria avrebbe mai accettato tutto quel casino e immaginò di no. Ormai aveva iniziato a pensare a sè come tante piccole Zarifa che a turno emergevano con il loro carattere a dare umore e pensieri al corpo felino della Cacciatrice di Taglie. Aveva iniziato a formulare queste specie di distinzioni da quando aveva ritrovato sulla propria strada Acamar: a quanto pareva quel ragazzo non poteva essere semplicemente un ricordo di un'infanzia ormai lontana ma anche parte del suo presente, come se qualcuno avesse deciso che avrebbe fatto parte della sua vita per sempre. In effetti Zarifa, nel periodo in cui erano stati separati, si era sentita come nell'oblio, assente, come se quel periodo lo avesse vissuto in terza persona, senza sentimenti, senza vita, perchè aveva iniziato a sopravvivere e non a vivere.
    Poi lui era tornato e si era sentita un po' più viva. E fu lui che le fece notare che non era più molto coerente con pensieri e azioni, che era lunatica e che in lei risiedevano più di una Zarifa.
    Sei un'ameba, le aveva detto, senza forma. Zarifa, una volta non eri così
    Peccato che lui di lei conoscesse solo l'epoca dell'infanzia e non l'intermezzo tra questa e il presente.
    A volte nemmeno Zarifa si comprendeva e non sapeva quante altre Zarifa stavano in lei.
    Prevaleva di solito quella impulsiva, che ora stava governando, facendola bere e facendola distrarre dal motivo per il quale era in quel luogo.
    Poi c'erano quella seducente e calcolatrice, esisteva la Zarifa che era stata nel periodo in cui nessuno conosceva, una Zarifa più simile a una bestia che a una persona, ma c'era anche una Zarifa sognatrice, romantica e giustiziera, ma ne esisteva anche una violenta, rabbiosa e sanguinaria. Quale era in quel momento?
    Era un'altra ancora, quella che usava di solito per mascherare i sentimenti che nemmeno lei comprendeva, la Zarifa impulsiva, che faceva finta di essere stupida, quella che faceva subito ciò che pensava senza soffermarsi un attimo in più per pensare su quell'azione, quella che si voleva divertire, quella ironica e provocatrice.
    Era una persona senza un vero carattere, che andava in giro con delle maschere e quando nè indossava una iniziava a recitare quel carattere.
    Oppure era una semplice lunatica?
    Smise di canticchiare, presa da quei pensieri e senza volerlo gli cadde l'occhio sul tizio a cui aveva ordinato di bere.
    Sì, quella Zarifa di cui in quel momento indossava i panni era anche presuntuosa e imperiosa. Stranamente i suoi più evidenti difetti stavano nel carattere più completo e quasi sempre presente. Per questo molti la odiavano: non la capivano. Un momento era una persona e subito dopo era un'altra. E quando non cambiava stato d'animo in continuazione era la versione insopportabile più usata dalla ragazza.
    Che poi Zarifa non riusciva a decidere quando essere in un modo o quando nell'altro, succedeva solamente che da un momento all'altro cambiava totalmente.
    La ragazza si alzò e si avviò verso il tipo, che, pensò, era carino e poi aveva un'aria triste molto sexy.
    Si fermò a un passo dalla sedia dal quale si era seduto e si era chinata in avanti verso di lui, fissandolo negli occhi.
    «Non sembri uno che si sta divertendo», disse ironica e provocatoria.

    Possibile che un solo bicchiere lo avesse fatto cadere in quello stato d'ebrezza? Adam non se ne capacitava e desiderava smetterla di cantare come uno scemo abbracciato a quello stregone che per giunta era bellissimo ma doveva ucciderlo. Però da un lato gli piaceva quella sensazione di felicità, quel momento in cui era senza freni e in cui avrebbe potuto far tutto.
    Si sentiva libero. Come aveva sempre sognato.
    Senza freni, pronto a divertirsi e a ribellarsi.
    Doveva fermarsi o proseguire senza frenarsi? Sarebbe stato bello attuare la seconda opzione ma non era proprio il momento.
    Osservò la tizia con la coda dell'occhio mentre si alzava e andava a parlare con l'altro stregone.
    Avrebbe potuto uscire da lì trascinando il suo obbiettivo e lasciando nel locale l'altro. Infondo era avvinghiato al Servo Magico e con una mossa poteva immobilizzarlo e portarlo via.
    Ma non ci riusciva.
    Cercò di controllarsi e smise di cantare.
    Davvero un solo bicchiere lo aveva sbronzato immediatamente?
    Che stupido...
    Si voltò verso Magnus e tutto divenne buio per un attimo. Sentì gridare il nome dell'altro stregone e uno spostamento d'aria.
    Quando riaprì gli occhi Magnus non c'era più e la porta della locanda richiudersi.
    «Maledetto!», gridò, tastandosi il naso sanguinante, punto dove lo stregone lo aveva colpito con un pugno.
    Estrasse il suo spadone e partì a inseguirlo, cercando di vederlo tra i passanti, ma non fu difficile trovarlo con gli abiti colorati che aveva addosso.

    Era il momento di smetterla: lui era perfettamente sobrio nonostante il bicchiere di sidro mentre Adam era già k.o., doveva agire in quel momento.
    A dire il vero non ne aveva proprio voglia di fuggire: il suo carceriere era molto attraente e il contatto con il suo corpo lo aveva inebriato più del sidro, però doveva salvarsi la pelle.
    Infondo appena sarebbe stato sobrio lo avrebbe ammazzato, bellezza o non bellezza.
    Scacciò dalla mente la voce di Adam per prendere il coraggio per ciò che avrebbe fatto e che bisognava fare.
    Il compito non fu così difficile, visto che Adam stesso smise di cantare e si voltò verso di lui, e fu allora che, con tutta la sua forza, gli diede un gancio destro sul naso per liberarsi, intontendo il cavaliere. Allontanandosi da esso gridò:«Ragnor, usciamo!», e a quel puntò saettò via senza aspettare nessuno, verso la propria salvezza.
    Cercò di intrufolarsi tra la folla pressante, correndo a zig zag e quando questa si fece meno folta saltellò correndo e gridando come un idiota:«LIBERTA'!»
    Poi sperando che l'amico lo seguisse, si avviò verso il bosco, da dove erano venuti, per perdere le tracce in mezzo a esso.
    Ma prima di raggiungere l'uscita della città udì un lungo fischio, poi un nitrito e un cavallo gli fu addosso.
    «Oh, santo Giove!», esclamò, cercando di non finire contro le zampe del cavallo che tentata di placarlo.
    Doveva essere il cavallo del cavaliere che gli dava una mano.
    Non posso morire, pensò, cadendo, con un cavallo che impennava addosso a un passo da lui.

    ok se non ti sta piacendo la role dillo xD
     
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17 replies since 3/9/2014, 12:01   114 views
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