missione - assassinii

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  1. franesca
     
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    pg:
    Lola
    Toà
    Zarifa e uno sporadico Acamar (?)
    Magnus
    Kori
    e con la partecipazione di Misha xD

    legenda: narrato
    «Parlato»
    pensato
    scrittto

    Lola guardò preoccupata il corpo dell'uomo riverso a terra in una pozza di sangue, il volto pallido, la pelle fredda, gli occhi aperti ma non vedevano: era arrivata troppo tardi.
    Osservò con attenzione il taglio che aveva sulla gola: era preciso, lungo all'incirca 8 cm. Colui che l'aveva ucciso doveva essere un abile assassino perchè gli aveva tagliato l'arteria che c'era sul collo con precisione estrema. Lola sollevò lo sguardo con aria triste: non sopportava vedere la morte, non sopportava vedere l'ingiustizia.
    Si guardò attorno e mestamente dovette ammettere che l'assassino non aveva lasciato tracce e che aveva fatto un ottimo lavoro.
    Sospirò rumorosamente. Era già l'ottavo caso in una settimana.
    Si sedette sul letto del morto e guardò la stanza in cui si trovava: era grande e spaziosa piena di oggetti preziosi e il letto era grande, coperto da calde e morbide stoffe candide, tranne che in un punto dove c'erano delle macchie marroni, il sangue schizzato dalla gola del cadavere e ora seccato sul lenzuolo. Infine c'era una finestra spalancata.
    Lola si alzò e si sporse per l'ennesima volta quel giorno. No, non c'era nulla con cui un umano avrebbe potuto calarsi di sotto senza spaccarsi il collo o per giungere fin lì: la stanza si trovava al terzo piano di una grande casa di ricchi e il muro era liscio, senza appigli.
    Eppure le altre porte e le altre finestre erano chiuse, nessuna porta scassinata, nulla di nulla che indicasse la presenza di un sicario che aveva agito tranne che quel cadavere. Poi non aveva rubato nulla nonostante tutta quella ricchezza.
    Aveva trovato la domestica il corpo: era entrata come tutte le mattine per far svegliare il suo padrone e lo aveva trovato supino a terra con la gola tagliata.
    Lola giunse a pensare che fosse qualche abitante della villa ad aver ucciso il padrone di casa ma erano tutti troppo sconvolti e pi quell'omicidio era simile ad altri che erano successi quella settimana, quindi doveva essere stato lo stesso sicario. Ma chi?
    La domestica aveva detto che la finestra era già aperta e che prima di andare a letto il padrone l'aveva chiusa, come sempre, temendo qualche furto. Questo significava che il sicario era entrato da lì e che non era umano: nessun umano sarebbe riuscito ad arrampicarsi fin lassù.
    Controllò ancora: no, non c'erano alberi da cui l'assassino avrebbe potuto sporgersi e raggiungere la finestra. Poi questa era senza davanzale esterno. La casa non aveva nemmeno il cornicione. Nessun umano poteva essere entrato da lì.
    Qualcuno aveva suggerito che poteva essere stato un suicidio ma il tipo non aveva armi con sè.
    No, è stata opera di un sicario, pensò Lola. Lo stesso della morte dei due coniugi assassinati fuori da Indiri, lo stesso che aveva ucciso un alchimista, lo stesso che aveva sgozzato una giovane donna, lo stesso che.. e pensò a tutti i sette e identici omicidi che erano avvenuti quella settimana.
    Tutte le otto persone uccise in quei giorni avevano il medesimo taglio sulla gola e in apparenza nessuna di quelle persone c'entravano le une con le altre. Potrebbe essere un sicario che lavora per qualche persona, però non ho mai visto un sicario così attivo, pensò.
    Era un bel rompicapo.
    Senza essere giunta a nulla uscì dalla villa e si diresse alla taverna del lupo solitario.
    Ho bisogno di aiuto, pensò entrando. Devo fermare il Male! Buttare in gattabuia questo sicario!, aggiunse con rabbia.
    Infine si avvicinò a una figura seduta al bancone. Sapevo che lo avrei trovato qua, pensò con gioia. Si avvicinò ad Adrian, gli mise una mano sulla spalla, lo salutò e gli spiegò la situazione, in cerca di consigli. Senza rendersi conto che qualcuno lì vicino stava ascoltando.

    Toà, dopo aver esplicitamente origliato ciò che aveva detto la giovane Guardiana Cittadina all'elfo, si alzò dal tavolo a cui era seduto e accarezzò con una mano il corvo che aveva sulla testa.
    Avevi ragione Corvo, a Indiri stanno succedendo delle cose, pensò e senza dire nulla, e senza nemmeno pagare il sidro che aveva bevuto, uscì dalla taverna in gran carriera seminando becchime per uccelli per strada.
    Forse per non essere seguito avrebbe dovuto smetterla di "dare da mangiare" a quel corvo morto, la pista lasciata dal becchime era molto evidente.
    Senza contare che tutti lo notavano. Com'era possibile non notare un tipo vestito da selvaggio e con un corvo impagliato in testa?
    Ma Toà sembrava non rendersi conto degli sguardi stupiti e di rimprovero e continuò verso la sua strada.
    Cosa avrebbe fatto?

    «PORCA MISERIA!»
    Un bel po' di gente si voltò verso la ragazza che aveva gridato per osservarla con rimprovero, per poi tornare velocemente a fare quello che stavano facendo. Forse un po' turbati e spaventati dallo sguardo penetrante che aveva dato la ragazza a tutti quelli che si erano girati.
    Non avevano tutti i torti, infondo erano stati guardati male da una ragazza piena d'armi, come, del resto, il ragazzo che le stava accanto.
    Sembravano dei potenziali mascalzoni, dei sicari, dei ladri o cose del genere ma tutti sapevano che erano Cacciatori di Taglie e li lasciavano in pace.
    Beh, forse non si fidavano molto della ragazza: sembrava un demone vestito di nero che andava in giro comportandosi come un maschio, era uno scandalo pubblico che faceva indignare i bigotti e le normali tranquille persone. A volte faceva addirittura un po' paura.
    «Abbassa la voce», l'apostrofò Acamar, il suo amico, l'unico che la capisse e che la sopportasse.
    «Ma ti rendi conto quanti soldi può fruttare 'sto sicario?!», chiese con entusiasmo.
    «Tanti soldi! Tanti! E nessuno sa chi sia!», aggiunse sventolando un foglio, autorispondendosi.
    Era la taglia di quel misterioso sicario che andava uccidendo chi capitava. Si diceva che in una settimana avesse ucciso otto persone e forse di più e andava fermato. Quindi avevano messo su la sua taglia: un'abbondante guadagno a chi avesse scoperto chi era e soprattutto se lo avrebbero catturato.
    E ovviamente non era un'occasione da lasciarsi sfuggire per due Cacciatori come loro.
    «Indagheremo», disse Acamar.

    Magnus si avviò con passo sicuro verso i monti infuocati.
    Che strano compito le aveva dato quella donna! Eppure non se l'era fatto scappare, gli aveva promesso tanti soldi. Infondo il suo compito era eseguire senza fare domande per poi venire pagato.
    Qualunque cosa sarebbe servita quell'azione non erano fatti suoi, non doveva interessargli, doveva farlo e basta.
    Raggiunse le pendici del monte ed estrasse dalla sacca che aveva a tracolla un ramo di nocciolo.
    Avrebbe voluto avere un bastone lungo e contorto come quelli di cui si servivano i grandi maghi ma era un oggetto inutile e ingombrante: bastava quella bacchetta, l'importante era che fosse di nocciolo come volevano i riti.
    Traccio per terra un cerchio pronunciando parole di una lingua sconosciuta, parole con un accento e una cadenza antica.
    La terra toccata dalla bacchetta si carbonizzò, lasciando sul terreno un cerchio nero.
    Attorno al cerchio disegnò simboli strani, rune e parole della stessa lingua con cui stava parlando e pure questi divennero simboli neri sulla terra.
    Le parole dette sussurrate divennero canto e infine urlo.
    Tracciò nel cerchio un pentacolo mentre urlava quelle parole insensate.
    Si allontanò dal cerchio, abbassando il tono della voce e nel mentre osservando la sua opera d'arte: era un disegno nero che spiccava nell'erba.
    Sussurrò le ultime parole dell'incantesimo ed il disegno si illuminò lentamente.
    Prima si illuminarono fiocamente le parole e il cerchio e poi si illuminò con più intensità il pentacolo.
    Magnus rimase abbagliato dalla luce e si coprì il volto con le mani. Quando la luce tornò normale Magnus si scoprì gli occhi e nel bel mezzo del pentacolo trovò un essere dalla pelle nera come l'inchiostro, gli occhi color brace e dalle ali lunghe, nere, possenti, bianche. Aveva fattezze umane ma era molto più alto e muscoloso. Era pelato e dalla bocca spuntavano due canini.
    Magnus non sapeva che essere fosse ma sapeva che non era di questo mondo.
    Dopo un momento di esitazione disse ciò che gli aveva ordinato di dire la donna:«Va sui monti e uccidi tutti i draghi che trovi. Oppure distraili, basta che gli allontani dalla vetta»
    Il mostro disse qualcosa sibilando con una voce da oltre tomba:«Sangue», e volò via, verso i monti infuocati.
    Drago!, pensò vedendone uno. Indicò il drago e sul dito apparì una palla infuocata. La lanciò contro l'animale.
    Il drago colto di sorpresa e colpito sulla schiena ruggì di dolore, dando l'allarme agli altri draghi che volarono in suo soccorso.
    Ora avevano un nemico da eliminare.
    L'essere sogghignò e sparò conto a un altro drago un'altra palla infuocata.

    Alluora.
    Non si autococlude o vi uccido. Divertitevi!

    I turni sono:
    lightwolf
    the mad hatter
    gothic lady

    rispettate i turni e rispondete meglio che potete e il più prima possibile

    adrian dovrà investigare con lola
    derair dovrà combattere contro la bestia
    violaine può scegliere se investigare con zarifa o con toà (li trovi per strada xD sono impossibili da non notare)
     
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    Lupo dell'apocalisse

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    è tempo di mettere in campo la bestia! XD
    Malafor
    Adrian


    Malafor

    Era notte fonda su i monti infuocati, la maggior parte dei draghi dormiva e chi era uscito a caccia era già rientrato nella propria tana da un pezzo, quei pochi rimasti fuori stavano ormai per tornare, tutto taceva interrotto qua e la dai battiti delle ali dei draghi che stavano rientrando, solo un drago era ancora vigile, l'unico abitante del tempio della Fenice in quei giorni non riusciva a prendere sonno, non che per lui fosse un problema, aveva dormito per oltre 500 anni fin quando qualcosa non l'aveva risvegliato , secoli prima, da allora riposava raramente, solo un ora o due a notte, il suo compito era quello di vegliare su tutti i draghi e su tutte le razze che quell'isola, l'isola che un tempo era chiamata "Isola dei draghi" , comprendeva,ma, il suo compito si spingeva ben oltre quello, per i 500 anni che era stato sopito aveva comunque seguito il suo compito alla lettere osservando IndiriIsland che cambiava tramite gli occhi dei suoi figli, i draghi.
    Fin da quando si era risvegliato un presentimento sinistro si era fatto strada nel suo cuore e nella sua anima , un presentimento che non gli dava pace e quella notte il presentimento era più forte, sentiva che stava per accadere qualcosa di grosso, qualcosa che avrebbe messo in pericolo l'intera isola, i suoi figli, e tutte le razze su quella terra.
    Si trovava sulla cima del tempio a scrutare le montagne sotto di lui, un drago gli passò davanti ma non lo vide, nessuno poteva vederlo, ne lui ne il tempio, in quanto aveva deciso di estraniarsi dal mondo dopo l'ultima grande guerra, si trovava in una sorta di altra dimensione , come se fosse situato dietro a una cupola trasparente , nessuno poteva vederlo ma lui poteva vedere tutti e tutto.
    Mentre vegliava vigile gli tornò alla mente un antica profezia , una profezia dettatagli dal suo stesso padre, una Profezia di cui solo lui era a conoscenza e parlava di una grande guerra e di un invasione da un altra dimensione che avrebbe messo a ferro e fuoco l'isola fino a distruggerla e con lei i suoi abitanti , un brivido gli percorse la schiena, a quanto pareva il corso degli eventi dettato da essa avrebbe avuto inizio con un demone oscuro che avrebbe attaccato la stirpe di Malafor, la sua stirpe, che il suo pessimo presentimento fosse legato a quella?

    Tira una pessima aria....

    pensò il drago guardandosi attorno, fu in quel momento che qualcosa, come uno spillo, gli trafisse la mente facendogli sgranare gli occhi, il suo sesto senso si era attivato, stava per succedere qualcosa, qualcosa di poco piacevole , e infatti, da li a poco, sentii una forte presenza e vide un bagliore in lontananza seguito da un richiamo di aiuto da parte di uno dei draghi

    << E quindi, in fine, è iniziata... >>

    esclamò ormai certo di quello che stava accadendo, qualcuno,anzi, meglio, qualcosa,aveva attaccato uno dei suoi figli e la presenza che aveva sentito non apparteneva a nulla che provenisse da quella terra ne da quella dimensione

    << Il tempo è giunto, l'atto iniziale... >>

    aggiunse , non pareva per nulla spaventato, ma la tensione si poteva percepire nel movimento del suo corpo e nel tono della sua voce mentre una collera sempre più pressante si faceva strada nel suo cuore, nessuno toccava i suoi figli e la faceva franca , nessuno, vide parecchi draghi allertati dal primo volare verso la posizione di quello , era tempo di unirsi a loro, non poteva più nascondersi

    << Se è lo scontro che cercano, lo scontro hanno trovato ...>>

    esclamò piano chiudendo gli occhi mentre una sfilza di sentimento si ammassavano nel suo cuore, non si riuscii più a trattenere, emise un ruggito profondo e tremendo che avrebbe fatto tremare anche il drago più potente e antico e, con un battito d'ali, si alzò in volo superando la barriera che fino a quel giorno l'aveva diviso dall'altra dimensione

    << FIGLI MIEI! >>

    ruggi battagliero planando in mezzo a loro, tutti i draghi furono sorpresi dalla sua comparsa e qualcosa, come una luce di riverenza e speranza , brillo nei loro occhi facendoli ruggire all'unisono , l'avevano riconosciuto, era lui, Malafor , il loro signore, il loro Dio, loro padre!Nel suo più grande splendore

    << NESSUNO PUò PERMETTERSI DI INVADERE IL NOSTRO TERRITORIO E DI ATTACCARCI!NESSUNO! RICACCIAMO QUALUNQUE INVASORE ABBIA OSATO PROFANARE QUESTE SACRE MONTAGNE! >>

    Ruggi di nuovo con ancora più fragore, tornare di nuovo tra i suoi figli, a combattere con loro, l'aveva riempito di sensazioni che non provava da millenni.
    Gli altri draghi ruggirono di nuovo insieme a lui, anche loro pieni di sentimenti gioiosi e battaglieri , Malafor si diresse verso il luogo dove il drago era stato assalito mentre gli altri lo seguivano in formazione ed eccolo che lo vide, un demone, non poteva essere altro che un demone, dalla pelle nera, pelato e di fattezze umane ma molto più robusto e alto , chiunque l'avesse evocato l'avrebbe pagata cara , questo fece pensare il sommo drago e gli venne in mente anche il portale rimasto senza protezione

    << FIGLI MIEI! TROVATE CHIUNQUE ABBIA EVOCATO QUESTO OBROBRIO DALLE FATTEZZE DI UN TROLL DEMENTE E FATELO A PEZZI! >>

    Esclamò cominciando a dare ordini come un vero generale quale era, il demone, in fondo, era da solo, quindi avrebbe potuto affrontarlo anche con le sue forze, era inutile che tutti si fossero concentrati su di lui , adocchiò un altro gruppo di draghi e gli si avvicinò passandogli delle immagini della locazione del portale con la mente

    << Voi andate in questo luogo, ho un brutto presentimento, proteggetelo con la vostra stessa vita >>

    aggiunse serio , dopo aver constato che tutti avessero capito puntò il suo sguardo sul demone e notò che anche lui l'aveva avvistato, quindi si precipitò verso di lui pronto a colpirlo con tutte le sue forze .

    Adrian

    Tirava un aria pesante, quella sera, ad Indiri, aria carica di tensione e paura talmente densa che si poteva quasi toccare, Adrian si stava dirigendo alla Taverna del lupo solitario e non poteva fare a meno di vedere quanta poca gente ci fosse in giro, sembrava che tutti si fossero chiusi in casa appena calata la sera, Baùr camminava al suo fianco e pareva teso anche lui

    << Che strana aria che tira, amico mio , la senti anche tu, vero? >>

    esclamò teso guardandosi attorno mentre le voci che aveva sentito gli tornavano alla mente, solo qualche giorno prima, infatti , gli era giunta voce di una serie di fatti strani che stavano accadendo in città, alcuni mercanti,passati per caso di fianco a dove si era accampato lui,avevano parlato di alcuni omicidi avvenuti ad Indiri , omicidi che, all'apparenza, non erano ancora stati risolti , le guardie cittadine erano in difficoltà , l'assassino pareva non avere bersagli precisi ma colpiva e spariva sempre prima dell'arrivo delle guardie, senza lasciare alcuna traccia.
    La storia l'aveva incuriosito e messo in allerta e, quindi, aveva deciso di tornare in città nella speranza di ritrovare la sua guardia cittadina preferita , Lola, la ragazza che aveva conosciuto qualche settimana prima , la stessa ragazza di cui si era innamorato, anche se lei ancora non lo sapeva .
    Era intenzionato a dargli il suo supporto perchè,era sicuro,che anche lei ci stesse lavorando sopra, dopotutto era il capo delle guardie se non ci lavorava sopra lei chi altro ci lavorava? Inoltre le voci campate per aria da dei Mercanti non gli bastavano , voleva sapere di più e di certo lei ne sapeva molto di più

    << Ci siamo quasi, spero che si trovi li >>

    esclamò a bassa voce a Baùr che gli rispose con un mugugno in segno di aver approvato le sue parole, anche lui sperava di trovarla li , sapeva che il padrone poteva non essere ben visto da alcune guardie,Adrian non aveva mai fatto nulla di male ma i Cacciatori come lui non erano ben visti da buona parte delle guardie che consideravano i Cacciatori di mostri al pari di quelli di taglie ,e presentarsi alla Torre delle guardie, cosi, poteva non essere una buona idea , inoltre , Adrian , preferiva incontrarla in Privato , si sarebbe sentito più tranquillo da solo con lei , inoltre, la Taverna del lupo solitario, come al solito, era un ottimo posto per ottenere informazioni.

    Dopo qualche minuto imboccò la solita viuzza sporca e stretta che conduceva alla taverna sporca e fatiscente e una volta giunto a destinazione mise una mano sulla maniglia sudicia e la aprii entrando con Baùr al fianco che quella sera pareva molto più teso del solito.
    Una volta dentro si guardò attorno, c'era poca gente anche li ,a quanto pareva tutti preferivano starsene a casa loro con la famiglia , in quei tempi incerti la gente non sapeva se sarebbe sopravvissuta fino al giorno dopo e questo, per i rapporti familiari, era stato un bene ma non di certo per gli affari.
    La poca gente che si trovava li faceva parte, come al solito, del ceto più basso della società,cacciatori di taglie e mercenari ma appena videro il giovane Cacciatore varcare la soglia affiancato dal suo maestoso quanto spaventoso lupo ammutolirono di colpo e si misero a fissarlo, soprattutto il barista che non si era dimenticato della sua ultima vista e ora lo guardava deglutendo e con uno sguardo teso e spaventato .
    Il ragazzo camminò per il locale fin al bancone non facendo caso agli sguardi puntati su di lui, non gli importava niente di quegli sguardi, Baùr, invece , a differenza del padrone, per divertirsi o forse, più che altro, per allevare la tensione , cominciò a ringhiare minaccioso verso gli avventori e quando li vedeva arretrare spaventati rideva soddisfatto nella mente

    << Salve, ci rivediamo, a quanto vedo, non l'hanno ancora sbattuta dentro? >>

    esclamò Adrian ironicamente rivolgendosi al barista mentre si sedeva al bancone e Baùr si acciambellava accanto a lui rimanendo sempre vigile , quello non rispose ma un lieve brivido gli percosse il corpo mentre deglutiva

    << E non mi guardi con quella faccia, non ho intenzione di ucciderla, se è questo che crede, mi porti quello che ho preso l'altra volta >>

    esclamò annuendo e guardandolo serio, poi, ricordandosi di ciò che era successo l'altra volta con Lola

    << Ah, e io eviterei di avvelenare la bevanda, perchè a quel punto sarei costretto a tagliarli un dito,già >>

    aggiunse annuendo sempre con serietà, quello annui senza proferir parola e, con un altro brivido, scomparve dietro al bancone, quando il barista si fu allontano il ragazzo si rilassò e si guardò attorno nella speranza di vedere Lola, ma in quel momento , della ragazza, non c'era traccia, in compenso, in un angolo, era seduto uno strano tizio con i capelli spettinati pieni di perline e gingilli vari tenuti da una bandana, il suo volto era ricoperto di una pasta bianca ed era a petto nudo e indossava solo dei pantaloni di cuoio , ma la particolarità che lo rendeva unico in quel luogo era un corvo morto che si portava sulla testa come copricapo, proprio sopra la bandana

    Che tipo strano...sarà un Nomade?

    pensò guardandolo stranito, in effetti aveva tutte le particolarità di un Nomade di Indiri a parte il corvo, era la prima volta che vedeva qualcuno con in testa un corvo morto, ma, comunque, quel tizio buffo gli stava simpatico anche se non capiva perchè lo stesse fissando , quindi gli accennò un sorriso e lo salutò con un gesto della mano , poi, senza curarsi più di tanto di quello strano tipo tornò a fissare oltre il bancone in attesa della bibita

    spero che arrivi...

    pensò sospirando mentre pensava a Lola e, poco dopo, come se il suo desiderio fosse stato esaudito, ecco che la porta della taverna si aprii di nuovo , il viso del ragazzo si illuminò di gioia alla vista di Lola e Baùr si alzò n piedi scodinzolando felice

    << Lola! >>

    esclamò contento mentre la ragazza si avvicinava al bancone e gli metteva una mano sulla spalla

    << Da quanto tempo, stavo cercando proprio te >>

    esclamò ricambiandogli il sorriso e il saluto

    << Sono davvero felice di rivederti >>

    sussurrò in maniera che solo loro due potessero sentire

    << Ma siediti, cosa fai li in piedi? >>

    aggiunse scostandogli la sedia accanto a lui , attese che la ragazza si sedesse e poi cominciò a parlare, non riusciva a staccargli occhi di dosso per quanto la discussione s stava per far seria

    << Allora, come va il lavoro? >>

    esclamò piano più a sottovoce , in maniera che nessuno dei presenti potesse sentire

    << Ho sentito delle voci che parlano di alcuni casi di omicidio qui nei paraggi avvenuti in quest giorni... >>

    cominciò con tono serio ma sorridendogli , era davvero bello stare ancora in suo compagnia, per quanto la situazione non fosse delle pi rosee

    << Sono venuto appena ho saputo...Speravo di incontrati, scommetto che ci stai lavorando sopra >>

    aggiunse guardandosi attorno per accertarsi che nessuno stesse ascoltando

    << Voglio darti tutto il mio supporto su questa faccenda, io ho una mezza idea su quello che sta succedendo...ma preferirei che tu mi spiegassi più nel dettaglio, se per te non è un problema >>

    esclamò gentilmente guardandola mentre Baùr ricominciava a guardarsi attorno tenendo tutti sott'occhio.
     
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    Somma Sacerdotessa dell'Eros

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    Derair

    Accovacciato nella sua caverna, ripiegato così tante volte il suo mastodontico corpo in modo che la testa si trovasse al centro della sua stessa squame, il drago Derair non riusciva a prendere sonno. Chiunque fosse entrato lì dentro, a causa dell'immobilità della bestia, avrebbe scommesso sul fatto che non ci fosse nessuno. Eppure il drago aveva i suoi occhi enormi spalancati e nell'enorme iride si potevano scorgere vere e proprie fiamme di rabbia e di mal contento. Il suo cervello lavorava velocemente, senza che potesse fermarsi ed esimersi dal farlo. Si sarebbe quasi scommesso che dormisse per la sua immobilità, escludendo ovviamente il suo pesante respiro che faceva muovere tutto il suo corpo. A volte però il suo sguardo guizzava oppure diventava ancora più scontroso e irritante. Quel giorno in fondo non era successo niente di tanto negativo per farlo stare in quello stato ma lui aveva i suoi buoni motivi. Alcuni ricordi tristi gli avevano solcato la memoria e non poteva che essere nervoso, irrequieto e non poteva di certo dormire. Per lui, che la parola d'ordine era sempre stata la sopravvivenza ora nessuno poteva capire come volesse essere capace di amare e di volere bene. Le ali ricoperte di segni astrali, ripiegate sul corpo, iniziarono a cambiare colore con l'avanzare della notte e dal caratteristico dorato del drago iniziò a prendere posto il blu della notte mentre i soli si tramutavano in lune e stelle argentate. A un certo punto, stanco di quell'immobilità - che non si confaceva per niente al suo carattere - Derair iniziò a scuotere vigorosamente il suo collo e la sua testa, trattenendo un ruggito potente. Le narici iniziarono a fumare, il corpo vibrò diventando nuovamente dorato, lottando contro il blu di tutta la sua squame. Il corpo incrementò il suo tremito ma non uscirono fiamme, tutta la sua figura iniziò a essere cosparsa di elettricità scura. Gli occhi risplendevano di quello spettacolo e la caverna era ormai riempita di staticità mentre il suo potere iniziava a rilasciare quel rumore della corrente che è caratteristico dell'elettricità. Nel collo di Derair si fermò un ringhio basso, tenebroso e il collo si proiettò in alto mentre i suoi occhi rilucevano ancora più spaventosi dell'energia elettrica ombrosa che ormai aveva preso il sopravvento e il suo corpo era diventato completamente blu come la notte mentre i strani ghirigori del collo e delle ali iniziarono a rilucere di un colore argentato.
    Per quanto il drago si trovasse in una situazione davvero precaria a causa dell'immensa energia che continuava ad avvolgere il suo corpo, lui continuava a rimanere vigile in quella dimensione e continuava a vedere il cielo scuro dalla bocca del suo antro. La sua rabbia era spaventosa, sconfinata ma sembrava ancora controllarsi, sembrava che ancora fosse in grado di trattenersi. Eppure per quanto lo spettacolo avesse un certo fascino incuteva anche paura perchè non sarebbe bastato molto per rovesciare completamente la situazione. Chissà cosa stava nascendo nell'animo della bestia, chissà cosa stava alimentando quella grande rabbia che soltanto un essere appassionato come lui poteva provare. Nessuno sapeva, nessuno poteva capire se non lui, che non si confidava con nessuno. Il suo dolore era sconfinato e nessuno poteva saperlo poichè non amava confidare le sue pene e i suoi sentimenti. Si divertiva con gli altri, si rallegrava con gli indovinelli che poneva agli altri ma nessuno considerava suo amico, nessuno poteva comprendere il suo spirito complesso e lui in quel momento soffriva atrocemente e il tutto veniva tramutato in rabbia. Poi un fuoco attraversò il cielo, un drago ringhiò di dolore e Derair iniziò a far concentrare la sua energia nel suo corpo. Gli occhi rilucevano di tutta la potenza che poteva emanare. Ora probabilmente aveva un modo per sfogare la sua potente rabbia e di certo non si sarebbe tirato indietro. Il suo animo si placò appena, scatenando la sua rabbia contro quel fuoco. I ruggiti degli altri draghi incitavano alla lotta e lui non si sarebbe fatto indietro. Non perchè volesse salvare gli altri- o meglio anche per quello ma non l'avrebbe mai ammesso e non per amore verso di loro ma per il senso del dovere che rispettava gli altri - ma voleva lottare. Di solito non condivideva i pensieri di tutti gli altri ma per quell'obiettivo comune si sarebbe sacrificato senza nessun indugio, sperando di poter fare del suo meglio. Al massimo sarebbe morto e tanto meglio, dopotutto non interessava a nessuno la sua vita quindi perchè farsi troppo problemi? Lui stesso più di una volta aveva provato a suicidarsi senza successo, ci teneva alla vita e ogni volta tentava di darsi una ragione di vita e sebbene questo non gli si sarebbe mai attribuito uno spirito suicida, infondo in realtà aveva solo una volta di togliersi la vita e poi non ci aveva mai più pensato, non era però molto prudente.
    Uscì dalla spelonca, aprendo le enormi ali e spiccando il volo. Aveva sempre nell'aspetto quella fierezza e nobiltà, quella voglia irrefrenabile di lotta. Ruggì con gli altri draghi con la sua potente voce da basso che affondava il suo sentimento dal profondo del cuore. Si affiancò a quel drago che stava incitando gli altri, non che avesse riconosciuto in lui la divinità (Derair era alquanto ateo ma soprattutto titanico) ma perchè gli era piaciuto il modo con cui si era imposto agli altri draghi. Avanzò dietro di lui, in volo verso il demone, il suo corpo iniziava a essere circondato dall'energia ombrosa che gli era tipica (Se fosse stato toccato molto probabilmente il fuoco si sarebbe disintegrato al contatto con il fuoco) inoltre stava preparando un onda energetica con cui avrebbe voluto colpirlo. Iniziò a condensare l'energia con l'aiuto della sua rabbia e della sua potenza, cercando di canalizzare il tutto in una forma compatta per poi mirare la bestia. Al momento opportuno avrebbe lanciato il tutto. Non aveva paura del fuoco, dopotutto lui stesso era un drago compatibile con il fuoco, ma avrebbe sempre provato a evitarlo.
     
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  4. Gothic Lady
     
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    Pensato


    Violaine

    Violaine passeggiava lentamente per la strada, con lo sguardo fisso a terra. Non sapeva bene dove andare, e quindi lasciava i suoi piedi liberi di muoversi da soli, a portarla in qualche luogo. Pensava che presto avrebbe dovuto occuparsi di "guadagnare" un po' di soldi, anche se non si trattava esattamente di un guadagno, se non voleva rimanere senza cibo. Cercava di pensare come poteva procurarsi qualcosa, ma nello stesso momento pensava a dei fatti dei quali aveva sentito parlare in giro da alcune persone. Sembrava che fossero avvenuti diversi omicidi, e non si conosceva il colpevole né il motivo di tale cosa. Non che la cosa la coinvolgesse personalmente, anzi, e infondo erano fatti dei quali non doveva immischiarsi, ma era sicuramente molto curiosa di saperne di più e, inoltre, ogni tanto si ritrovava a sentirsi un po’ inquieta. C’era pur sempre un assassino, un assassino che aveva ucciso molte persone in pochissimo tempo. Poteva essere un pazzo? Oppure mirava a delle persone precise? Non lo sapeva e, comunque, sapeva che c’era un assassino in circolazione, e questo bastava per non farla stare del tutto tranquilla.
    Ma cosa avrebbe potuto volere da lei? Beh, sì, era una strega, un’imbrogliona ed una ladra. Non che essere una strega fosse un fatto negativo, ma per l’assassino forse poteva non essere lo stesso.
    Sospirò. Cercava di non pensarci, ma non ci riusciva, e alla fine la sua mente andava a finire lì.
    Alzò gli occhi da terra e, con sorpresa, vide uno strano tizio con un corvo impagliato posto sulla testa che camminava davanti a lei. Notò le persone attorno a lui che lo guardavano con disprezzo e rimprovero, ma lei lo guardava semplicemente con curiosità. Non era certo una che discriminava gli altri, né per il loro essere né per il loro aspetto, anche perché lei stessa sapeva cosa significasse venire discriminati: questo l’aveva resa una persona molto tollerante. Comunque, guardando quell’individuo pensò di non aver mai visto una persona tanto bizzarra nella sua vita, ma questo non era certamente un pensiero negativo o critico nei suoi confronti.
    E se…? Non poté fare a meno di pensarlo, ma si domandava se potesse sapere qualcosa su quegli strani omicidi. Ma più che altro ora era curiosa di sapere chi potesse mai essere quella persona, e se sapeva qualcosa su quegli strani fatti... tanto meglio! A meno che non fosse proprio lui l’assassino, ma Violaine immaginò che un assassino avrebbe cercato di passare il più inosservato possibile, e di certo quel tale non passava inosservato, e sembrava non provarci neppure, nemmeno un po’.
    Violaine cominciò a seguirlo, senza fretta, senza agitazione, come se quella fosse la strada che dovesse seguire indipendentemente da lui, decisa come se sapesse esattamente dove dovesse andare.

    Perdonate il post mini, recupererò e.e spero!
     
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  5. franesca
     
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    Lola non si sarebbe mai aspettata di venir accolta in modo così caloroso da Adrian, il ragazzo che l'aveva salvata almeno un milione di volte, ma non era di sicuro il momento di pensare al giorno del loro incontro e a quanto si fossero legati.
    La guardia si sedette sulla sedia che aveva indicato l'elfo e ascoltò ciò che le disse:«Ho sentito delle voci che parlano di alcuni casi di omicidio qui nei paraggi avvenuti in questi giorni... Sono venuto appena ho saputo...Speravo di incontrati, scommetto che ci stai lavorando sopra. Voglio darti tutto il mio supporto su questa faccenda, io ho una mezza idea su quello che sta succedendo...ma preferirei che tu mi spiegassi più nel dettaglio, se per te non è un problema»
    La ragazza si stupì pensando che tutti e due avessero pensato allo stesso modo per incontrarsi, senza dirsi nulla: dirigersi alla locanda dove si erano incontrati.
    «Ti dirò tutto, anche perchè io ti stavo cercando proprio per avere un po' d'aiuto», disse, diretta. Aveva subito avuto il bisogno d'incontrarlo: la sua presenza la rassicurava ed era certa che con lui accanto ce l'avrebbe fatta.
    «L'assassino che stiamo cercando è un pluriomicida, in una settimana ha fatto ben otto vittime!», disse inorridita, «Si sa per certo che gli otto omicidi sono stati compiuti dallo stesso sicario per due cose: uno, sono morti tutti nello stesso modo, ossia con la gola tagliata con estrema precisione, poi colpisce solamente di notte e.. due, non lascia tracce. Sembra che a colpire sia un fantasma oppure sembra che si tratti di un suicidio di massa, ma tutti gli assassinati, dico tutti, erano senz'armi. Poi sembra sia un sicario professionista, uno di quelli su commissione, perchè gli omicidi apparentemente non sono collegati tra loro.», sospirò. Quel sicario era un muro insormontabile e invisibile.
    Però lo avrebbe buttato in galera come meritava e avrebbe fatto giustizia.
    Attraverso le porte delle locanda penetrò un grido agonizzante. Lola strinse una mano sull'elsa di Ethos e l'altra sul braccio di Adrian e si catapultò fuori dalla porta assieme a una marea di curiosi.

    Toà si fermò di colpo guardando per aria e domandandosi come si investiga. Quella tipa nella locanda sapeva un sacco di cose ma come ha fatto a saperle?, si guardò attorno sconcertato. Grande Spirito le ha parlato!, concluse allegro.
    E solo in quel momento si rese conto di essere osservato. Sapeva che con il suo modo stravagante di vestire e che con il suo corvo in testa attirava l'attenzione ma c'era qualcuno che lo osservava in modo diverso.
    Riprese a camminare in modo naturale ma stando attento a ciò che lo circondava e finalmente, guardandosi alle spalle con la coda dell'occhio, si accorse della ragazza dai capelli rossi che gli stava dietro. Se ne accorse perchè, diversamente dalle altre persone che gli camminavano attorno, teneva il suo passo e stava un po' più dietro a lui senza cambiare direzione.
    Si voltò e con estrema allegria salutò la ragazza:«Salve!», poi tornò serio, anche se con quel corvo in testa era difficile prenderlo sul serio, «Grande Spirito ti ha guidata fin qui, piccolo spirito donna. Grande Corvo ha risposto alle mie domande. Investighiamo insieme, piccolo spirito donna!»
    E senza tante cerimonie l'afferrò per un braccio e la trascinò tra strade e stradine fino a giungere a una villa. «Qui giace uomo morto assassinato da assassino cattivo che, per rivelazione di Grande Corvo, so che porterà lo squilibrio su questa città. Io voglio indagare su questo assassino cattivo, ma mi serve compagno per investigare e Grande Spirito ti ha guidata fin qui. Questo significa che indagheremo assieme, piccolo spirito donna. Tu vuoi indagare su assassino cattivo?»
    Aveva un tono serio, in netto contrasto con la sua figura. Sì, non stava scherzando.
    Di colpo l'aria fu lacerata da un grido di dolore. Toà sussultò allarmato e senza dire altro afferrò nuovamente la ragazza trascinandola verso il grido.

    La stanza era buia e nell'aria c'era odore di muffa e di chiuso. L'uomo era solo, seduto su un letto sfatto e accerchiato da una miriade di ampolle di diverse dimensioni e tutte contenenti un liquido ambrato che rifletteva i pochi raggi di sole che penetravano attraverso pesanti persiane.
    L'uomo osservò con i suoi occhi grigi e intelligenti il buio che lo circondava domandandosi che senso avesse la vita.
    A molte domande si era risposto e a tante altre non sapeva rispondere ma quella era la domanda più difficile di tutte.
    Molti si chiedevano dove si andasse oltre la morte, temendola, cercando di evitarla e inventandosi religioni illusorie che la rendessero più dolce e vivibile, ma lui si domandava che senso avesse la vita.
    Infondo i due quesiti erano collegati: perchè vivere se poi si doveva morire, qualsiasi cosa ci fosse oltre?
    Il nulla non lo spaventava, la solitudine gli piaceva, l'ignoto non lo tormentava, anzi, gli stimolava la mente facendone uscire pensieri sempre più complessi e lo aiutava a inventare e alla vita oltre alla vita non ci credeva. Per lui il cielo era razionalmente vuoto, senza dei, senza esseri superiori. La morte era solo un dato di fatto, una cosa che doveva accadere.
    Ma la vita? La vita che senso aveva?
    E uccidere altri esseri umani aveva un senso?
    L'uomo si alzo in piedi rigirandosi nelle mani un pugnale insanguinato.

    Zarifa si sedette a terra, su un marciapiede, mentre i passanti zig zagavano per evitarla. Acamar la osservò dall'alto e dedusse che la ragazza stesse pensando, anche se non lo dava a vedere.
    «Noi non siamo Guardie giusto?», chiese lei al ragazzo.
    Acamar corrugò la fronte con aria pensosa, stupito da quella domanda. «No», rispose semplicemente.
    «Quindi non dobbiamo indagare per catturare i malviventi e metterli in carcere. Noi li catturiamo e li vendiamo alle Guardie», disse Zarifa, «E quindi dobbiamo solo stare appostati, controllare le strade, uscire allo scoperto quando c'è qualcuno che uccide qualcuno e catturarlo», concluse.
    Acamar sospirò. «Non è così che funziona, anche noi Cacciatori di Taglie dobbiamo seguire le tracce, investigare. Abbiamo le nostre fonti ma dobbiamo farlo per trovare le nostre prede, anticiparne le mosse e catturarle»
    Zarifa arrotolò una ciocca di capelli intorno a un dito, domandandosi perchè le strade più brevi non andassero mai bene.
    E proprio in quel momento si levò un urlo di dolore.
    «Andiamo!», e corse nella direzione dell'urlo, seguita dal Cacciatore.

    Lola si fermò di colpo quando giunse in un vicolo cieco e sporco. A terra era riverso un corpo di donna con il collo tagliato con una stilettata precisa e su un muro era disegnato un pentacolo con il sangue della vittima e la scritta "Cercatemi".
    «è lui. Ha colpito di giorno! Ed è un folle!», esclamò.
    Proprio in quel momento giunsero nel vicolo un uomo con un corvo in testa e una ragazza dai capelli color sangue. «Grande Spirito!», esclamò l'uomo. «Che ci fate qui? Io sono una Guardia Cittadina e devo investigare. Andatevene e non toccate nulla», ma una voce femminile superò la sua in volume, dicendo:«Sloggiate! Quella preda è mia e ci farò un sacco di soldi»
    Lola si voltò e trovò dietro di sè due Cacciatori di Taglie, uno maschio e una femmina. «Mi ha lanciato una sfida quell'assassino e lo catturerò!», proseguì con rabbia la donna indicando la scritta sul muro.
    Lola sbuffò.

    Il demone emise una specie di risata da una bocca irta di denti aguzzi, anche se il verso che ne uscì era difficile da identificare come una risata, molto più simile a un fischio. «Lotta!», gridò con la voce strozzata dall'eccitazione.
    Due draghi possenti gli stavano volando contro e si vedeva che si stavano per scagliare su di lui con tutta la loro potenza.
    Li attese e quando furono a pochissimo da lui, scomparve. Nel nulla. Lasciando il vuoto dove prima c'era.
    Poco dopo apparve dietro ai due animali possenti e come se nulla fosse volò verso un altro drago che si stava dirigendo a valle, molto probabilmente in cerca di chi lo aveva evocato. Atterrò sul dorso di esso e piantò gli artigli nella sua schiena, inebriandosi dell'odore di sangue che sgorgò dalle ferite del drago. «Sangue!», gridò ancora.

    Magnus rimase un attimo ad osservare la scena da lontano, poi si sentì toccare sulla spalla da una mano fresca e diafana. Si voltò e incontrò lo sguardo gelido della donna. Non sapeva perchè ma sotto quello sguardo di sentiva annullato.
    «Ben fatto», disse lei con il suo tono suadente e nel mentre perentorio.
    Magnus continuò a fissarla con la fronte increspata nel centro, dove c'era una ruga di nervosismo. Non sapeva perchè si sentisse nervoso ma quella donna, nonostante il sorriso dolce e i modi da gatta sensuale, lo rendeva irrequieto.
    La donna gli fece scivolare nella mano un sacchetto tintinnante.
    «Ecco un anticipo. Seguimi», ordinò la donna.
    Magnus lo seguì mentre questa si dirigeva verso il monte.
    «Evoca un altro demone», disse lei.
    «Sono stato pagato per evocarne uno solo», disse lui con un sorriso ferino sulla bocca.
    «Obbedisci», disse solo lei, mentre dal suo corpo spirgionò un'ondata di energia potente, annientante, terrorizzante.
    «Una strega...», sussurrò lui, stupito, «e anche potente», aggiunse lui a voce alta, sforzandosi di sorridere ironico. «Il mio orgoglio mi impedisce di disobbedire a una donna della mia stessa razza», disse infine facendo un inchino un po' burlesco.
    «Sapevo avessi capito», disse lei con un sorriso malefico in volto e facendo sparire l'onda d'energia come l'aveva fatta arrivare. Lei proseguì sul monte mentre lui rimase dietro a due massi.
    Con il bastone ci disegnò su dei simboli e i massi si trasformarono in giganti esseri di pietra che avanzarono dietro la donna.
     
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    Lupo dell'apocalisse

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    ADRIAN

    Adrian , mentre aspettava che la ragazza gli desse la versione completa dei fatti, si era perso nel suo sguardo, stare in presenza di Lola gli levava davvero ogni preoccupazione, anche se in quel momento c'era poco da star tranquilli con un assassino in libertà che avrebbe potuto attaccare da un momento all'altro.
    Finalmente la ragazza parlò e gli spiegò un po' com'era la situazione, più la ragazza parlava e più Adrian si convinceva che la sua idea che si era fatto era sempre più giusta

    << otto omicidi in una settimana? >>

    esclamò stupefatto a quella rivelazione , era la prima volta che sentiva questo particolare, i mercanti non avevano menzionato ciò, e questo non fece altro che farlo rabbrividire, si trovavano davanti a qualcuno o a qualcosa di molto pericoloso e abile , non sarebbe stata una passeggiata trovarlo ne,tantomeno,sbatterlo dentro , inoltre non lasciava traccie sulla scena del crimine , come se fosse un fantasma o, peggio, la cupa mietitrice in persona

    << Capisco... >>

    esclamò,annuendo, mentre cercava di riordinare le informazioni e i pensieri in maniera da trovare una soluzione o qualche indizio che sarebbe potuto servire nelle indagini, il fatto che l'assassino avesse fatto otto vittime in una sola settimana, tra l'altro, lo insospettiva, sentiva che c'era qualcosa sotto ma per ora non poteva confermare nulla di ciò , avrebbe dovuto attenersi alle informazioni appena ricevute da Lola per condurre le indagini nella speranza di trovarlo prima che compisse altri omicidi

    << E quindi il Sicario non lascia traccie... >>

    esclamò piano mentre un qualcosa stava venendo a galla, non era la prima volta che sentiva una storia del genere, in effetti era molto simile a ciò che era successo, sempre ad Indiri, 150 anni prima , anche in quella situazione le guardie cittadine avevano brancolato nel buio senza essere mai riuscite a giungere a una conclusione

    << Sai...questo mi ricorda un fatto accaduto 150 anni fa sempre qui in città, lo chiamavano il Flautista, le guardie cittadine brancolarono nel buio fino alla fine e, a un certo punto, gli omicidi si fermarono all'improvviso, cosi com'erano venuti e il caso fu archiviato >>

    esclamò pensieroso, si ricordava bene l'aria di tensione che si respirava in città allora, era la stessa di quella che si respirava in quei giorni

    << Da quanto mi hai detto...Il Modus Operandi di questo killer è molto simile, per non dire identico, a quello del Flautista >>

    aggiunse sorseggiando la bibita che, nel frattempo, l'oste gli aveva servito per poi guardarla negli occhi avrebbe fatto di tutto, questa volta, per fermare il Killer e aiutare Lola, sarebbero riusciti a trovarlo

    << Non preoccuparti, lo troveremo >>

    aggiunse sorridendogli e mettendo la mano sopra la sua in segno d'affetto e per tranquillizzarla , nel frattempo,Baùr, aveva rizzato le orecchie e si era teso all'improvviso cominciando a ringhiare piano come se avesse il presentimento che stesse per accadere qualcosa, Adrian lo notò e il suo volto ebbe subito un espressione tesa e preoccupata, non sapeva cosa stesse per accadere ma se Baùr era agitato allora significava che stava per succedere qualcosa di non tanto bello

    << Che succede amico? >>

    esclamò dandogli una carezza sul collo e sentendo i muscoli tesi, fu in quel preciso istante che un grido irruppe da fuori la locanda, Adrian drizzò subito la testa mentre Baùr scattava in piedi seguito da lui e da Lola , che pareva avesse avuto la stessa identica reazione del ragazzo

    << Oh, dannazione.. >>

    esclamò tra i denti mentre Lola lo prendeva per un braccio,evidentemente tesa e preoccupata , e si catapultava fuori dalla locanda trascinandolo con se mentre Baùr era già andato avanti uscendo prima di tutti

    << Il grido proveniva da quella parte ! >>

    esclamò attirando l'attenzione della fanciulla e indicando un vicolo dove si stava dirigendo il fedele lupo che sapeva già dove andare

    << Seguiamo Baùr! >>

    aggiunse mentre Lola lo precedeva e si inoltrava nel vicolo dietro al lupo, Adrian fu subito dietro a loro ed ebbe un sussultò quando si ritrovò davanti quella scena , c'era una donna riversa nel vicolo, una donna con il collo tagliato con precisione quasi maniacale, un unico colpo che aveva posto fine alla vita della giovane in un lampo

    << Siamo arrivati tardi...dannazione... >>

    esclamò fra i denti ma cercando di non perdere la pazienza , potevano esserci degli indizi in giro, per quanto un Killer fosse bravo prima o poi doveva commettere uno sbaglio , inoltre erano i primi ad arrivare sulla scena del crimine , mentre il ragazzo si chinava sul corpo,senza, per ora, accorgersi del pentacolo e senza perdere tempo, in contemplazione e perquisendolo nella speranza di trovare un indizio,sentii Lola dire che era il killer e che aveva colpito di giorno e , successivamente, dei passi frettolosi avvicinarsi, sentii una voce che diceva "Grande spirito!" e questo gli fece pensare che un Nomade fosse giunto sulla scena del crimine e poi un altra voce , questa volta femminile, che intimava loro di sloggiare chiamando , probabilmente il killer, preda, quindi sospettò si trattasse di una cacciatrice di taglie piuttosto peperina e sentii Baùr camminare accanto a lui alla ricerca di traccie olfattive del Killer, ma in quel momento non faceva caso più a nulla se non al corpo e ad eventuali indizi o traccie , questa volta il Killer non gli sarebbe scappato , chiunque fosse

    Chi è tanto pazzo da perseguire la via del Flautista?

    pensò irritato ricordandosi di ciò che era accaduto 150 anni or sono, nel frattempo la cacciatrice di taglie e Lola avevano cominciato a litigare tra loro, non riusciva a concentrarsi con quel baccano , cercava di non farci caso ma era difficile, a un certo punto la sua attenzione fu attirata da qualcosa situato vicino al collo della vittima , un piccolo stiletto argentato che, di certo, non poteva appartenere alla vittima

    Eureca!

    pensò compiaciuto dalla scoperta , Baur avrebbe potuto trovare una traccia olfattiva con quella prova, sempre che lo stiletto appartenesse al Killer .
    Alzò lo sguardo e vide, finalmente, il pentacolo sul muro , ormai non c'erano più dubbi, chiunque fosse il Killer stava seguendo le orme del Flautista, si guardò attorno per vedere i presenti,tra tutti quelli che erano li ne aveva riconosciuto solo uno, il nomade era lo stesso che aveva incontrato alla locanda poco prima e che aveva salutato, per quanto riguardava gli altri assieme al Nomade si trovava una ragazza dai capelli rosso fiamma e dai lineamenti piuttosto graziosi e che non aveva ancor proferito parola, un altra ragazza, la stessa che stava litigando ancora con Lola e che, Adrian presumeva, fosse una cacciatrice di taglie e un ragazzo che non aveva ancora proferito alcuna parola, a dire il vero le uniche che stavano continuando a discutere erano proprio Lola e la cacciatrice

    << Ora piantatela! >>

    esclamò alzandosi di scatto irritato e serissimo allo stesso tempo, il suo volto e il suo sguardo, in quel momento, avrebbe potuto intimorire anche lo spirito più ardito , e Baùr, che si era messo a ringhiare irritato , condiva il tutto , chiunque sarebbe ammutolito davanti a tale aura, Adrian, di solito, era un tipo tranquillo ma in quel momento un po' per la situazione e un po' per il fatto che stavano perdendo del tempo prezioso e anche per il fatto che non riusciva a concentrarsi bene era stato spinto ad agire cosi , anche se il suo tono non era minaccioso, semplicemente infastidito.
    Attese che calasse il silenzio e poi proseguii con un tono serio

    << C'è un assassino in circolazione, se non l'avete notato, e voi volete starvene qui a discutere mentre lui agisce indisturbato? >>

    esclamò guardando prima Lola e poi la Cacciatrice

    << Lo vedete il pentacolo? >>

    aggiunse avvicinandosi al muro ed indicandolo

    << Questo qui è un simbolo magico, chiunque sia l'assassino utilizza la magia o qualcosa legato ad esso, ergo è altamente pericoloso e imprevedibile >>

    esclamò di nuovo con serietà, quel tono serio pareva che in quel momento non lo volesse affatto abbandonare , Baùr emise un verso teso e cominciò a fare avanti e in dietro davanti al pentacolo guardando di sottecchi le due

    << Stare qui a discutere sulla proprietà del Killer è altamente inutile, mentre voi parlate probabilmente lui sta agendo di nuovo >>

    aggiunse avvicinandosi ai presenti

    << Dobbiamo concentrarci su un unica cosa al momento, trovare il Killer, e per trovarlo dobbiamo agire tutti assieme >>

    esclamò annuendo

    << Da soli non ne arriveremo a una e, inoltre, potrebbe essere molto rischioso , e non è nemmeno litigando che lo cattureremo >>

    esclamò guardando tutti i presenti con serietà, anche quelli che, al momento, non centravano nulla

    << Spero di essere stato chiaro >>

    concluse con espressione ancora seria che poi andò piano piano a riaddolcirsi e a tornare come al solito , guardò Lola con un sorriso e poi passò lo sguardo su Baùr che si trovava accanto a lui

    << Baùr... >>

    esclamò semplicemente mostrando al lupo lo stiletto che aveva trovato poco prima, il lupo capii subito ciò che l'amico voleva che facesse e lo annusò per poi mettersi a cercare la traccia olfattiva , ci sarebbe voluto un po' ma si fidava dell'olfatto del canide che, fino ad allora, non aveva mai fallito

    << Comunque sia, questi omicidi che stanno avvenendo sono simili a quelli successi centocinquanta anni fa >>

    esclamò cercando di esporre la propria idee a tutti i presenti in modo capibile

    << Ho ragione di credere che codesto Killer stia seguendo alla lettera i passi del Flautista , per chi non conosce il caso fu archiviato dopo che gli omicidi cessarono e da allora non se ne seppe più nulla , ma potete fidarvi delle mie parole, ho assistito di persona allo svolgimento delle indagini anche se non mi sono mai adoperato come ora per trovarlo >>

    aggiunse cominciando a guardarli tutti sperando che lo stessero seguendo

    << Il Modus Operandi è lo stesso, la vittima viene trovata morta con la gola tagliata e del Killer non c'è nessuna traccia, come se si fosse volatilizzato nel nulla oppure lasciando credere che la vittima si sia suicidata >>

    cominciò a fare avanti e in dietro guardando tutti i presenti con attenzione mentre ragionava e cercava di ricordarsi i dettagli del vecchio caso , ma non c'era più molto da dire

    << Il vecchio caso non fu mai risolto e l'assassino non fu mai trovato, ma questo nuovo Flautista ha lasciato dietro di se una prova cruciale che ci aiuterà a rintracciarlo >>

    esclamò mostrando ai presenti lo stiletto ritrovato

    << Noi, assieme, possiamo porre fine a quest'incubo >>

    concluse annuendo e guardandoli tutti, uno per uno , e soffermandosi di più su Lola e la Cacciatrice,sperava che fossero tutti d'accordo, non c'era più tempo, dovevano trovare il Killer prima che colpisse ancora .

    MALAFOR

    Malafor aveva uno sguardo minaccioso negli occhi in quel momento , il suo sangue ribolliva di rabbia per ciò che il demone aveva fatto , il suo unico pensiero era quello di polverizzarlo al più presto e poi dirigersi verso il portale per controllare che fosse tutto apposto, sospettava che tutto quello fosse solo una messinscena , quel demone l'aveva evocato qualcuno , qualcuno che, probabilmente, voleva usarlo come diversivo e conosceva un unico motivo per agire cosi, chiunque avesse evocato il demone per distrarli probabilmente, in quel preciso istante, si stava dirigendo verso il Tempio della fenice e quindi al portale , doveva agire in fretta.
    In quel preciso istante sentii un aura ricca di rabbia e tristezza proprio dietro di lui, l'aura era quella di un drago ma c'era qualcosa di diverso in essa , come se fosse fatta di pura rabbia , si voltò per un istante e vide il drago da cui proveniva l'aura, tra tutti quelli che lo stavano seguendo quello era il più agguerrito ma anche quello che poteva agire senza pensare mettendo in pericolo tutti loro , la sua rabbia era immensa e una rabbia immensa poteva significare poca lucidità mentale, e in quel momento la lucidità mentale era tutto

    << Derair, vero? >>

    esclamò d'improvviso con voce possente , una di quelle voci che portavano a portar rispetto a chiunque utilizzasse quel tono ,senza voltarsi una seconda volta , Malafor aveva riconosciuto il drago , lo teneva d'occhio da molto tempo , uno spirito irrequieto e tormentato

    << Spero che la tua mente sia lucida, Derair, perchè se non lo è potresti metterci in pericolo tutti >>

    esclamò con serietà , era essenziale la dovuta concentrazione

    << Utilizzare la rabbia può rivelarsi utile, ma saprai comandarla? Me lo auguro >>

    concluse sempre con il solito tono e con un ampia sferzata si staccò dal gruppo portandosi avanti pronto a lanciarsi in picchiata sul demone che nel frattempo pareva essersi accorto di loro e preparò il suo colpo , le scaglie attorno al collo si fecero roventi e da esse si sprigionò una luce rossastra

    << DISTRUGGIAMOLO! >>

    esclamò il drago incitando gli altri, ma quando furono a pochi battiti d'ala da lui esso scomparve , Malafor fu per pochi istanti spiazzato

    << STATE ALL'ERTA, COLPITELO NON APPENA LO VEDETE! >>

    esclamò e virò cercando di percepire l'aura del demone che pareva letteralmente scomparso nel nulla, quando finalmente ci riuscii , però, era troppo tardi, il demone ricomparve dietro di lui e di Derair, che nel frattempo lo aveva raggiunto, ma non li attaccò, bensi si diresse verso uno dei draghi che si stava dirigendo a valle

    Oh, no, maledizione!

    pensò volando in soccorso del drago bersaglio , una vigorosa palla di fuoco scaturii dalle sue fauci ma non colpii il demone che nel frattempo aveva colpito il drago bersaglio che, ruggendo di dolore, stava precipitando al suolo

    << NO! >>

    il suo ruggito possente che emise a quella vista, probabilmente, si sentii fino ad IndiriCity , le sue scaglie brillarono di una luce bluetta e dal cielo, che nel frattempo si era riempito di nubi di tempesta come se fossero state richiamate, scaturii un fulmine di pura elettricità che si diresse dritto dritto verso il demone ,se l'avesse colpito l'avrebbe ridotto in cenere .
     
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  7. _lily_
     
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    *squillo di trombe che si interrompe stonatamente*
    Legenda:
    Narrato
    Pensato
    Parlato


    Si fermò, la sua ombra allungata dai raggi del tramonto ormai avviato. Da qualche tempo aveva preferito lasciar correre gli avvenimenti in città, del resto come sempre. Eppure quella notte sapeva che sarebbe successo qualcosa. Gli alti alberi con il frusciare delle loro foglie attraversate dall'aria serale lo sussurravano tra loro, Ragnor sentiva che quella serata sarebbe stata il preludio di un qualcosa di importante. Forse anche troppo per i suoi gusti. Maledetta isola e maledetta i suoi abitanti sempre in cerca di guai pensò con una certa stizza, senza rendersi in effetti conto che tecnicamente anche lui era un abitante. E che dopo aver passato quasi due terzi della sua vita a cacciare in quei territori aveva imparato ad apprezzarne certi aspetti. Il cielo riflesso nelle acque scure del Lago dei Sospiri, l'atmosfera di pace che tanto gli piaceva-anche se non avrebbe facilmente ammesso di esser capace di farsi piacere qualcosa-il passare intere serate ad osservare l'orizzonte dalla cima di un albero...la sua tendenza a contestare tutto non teneva conto di ciò che giorno dopo giorno si presentava alla sua vista. Ma, del resto, se avesse detestato come dava a intendere così tanto l'isola, se ne sarebbe di certo andato tempo prima. Al percorrere questi pensieri il suo stomaco si rivolse mentre alla sua mente giungevano i primi ricordi di cui aveva memoria: mare, onde, terreno instabile e sofferenza. Per lui sarebbe stato più probabile lasciare l'isola a dorso di un drago che via nave. Di certo avrebbe avuto più possibilità di sopravvivenza sul primo mezzo sputa fuoco. Si riscosse dalle varie considerazioni. Non aveva in programma alcunchè da uccidere, nessuna casa da salvare-anche se nel caso lavorava il più in incognito possibile-e per il momento nulla lasciava a presagire che quell'ansia che percepiva intorno a se' sarebbe sfociata in qualcosa. Lasciò dunque che il suo istinto lo guidasse, o meglio in quel caso si sentiva più guidato dall'accertarsi che il brutto presentimento che avvertiva non fosse legato a qualche bestione enorme alato con una particolare fame di carne di innocenti ben affumicata. I draghi erano creature così magnifiche...ma troppo mortali e pericolosi per i gusti di Ragnor(e per quelli dei morti bruciacchiati del resto). Per quel genere di visita amichevole a molta distanza dalle creature suddette, al giovane stregone non parve necessario cammuffare il suo aspetto in qualche modo: molto meglio preservare le forze per combattere. Anche se sinceramente non era dell'umore giusto. Non che lo fosse mai stato, dell'umore giusto. Se non altro questo stato gli dava un motivo in più per concludere un eventuale lavoro in fretta. Eppure qualcosa gli diceva che quello che stava per accadere non si sarebbe concluso così in fretta. Sospirò, o meglio sbuffò mentre procedeva verso la sua metà. Infine eccoli, i Monti Infuocati o meglio delle stupide montagne su una stupida isola con uno stupido clima e una stupidissima precarietà del terreno. Abitate da animali tutt'altro che stupidi purtroppo. Non voleva arrischiarsi ad avvicinarsi troppo, e del resto la notte era ormai calata da tempo-forse avrebbe dovuto passarne di meno a godersi il tramonto-così si appostò in un luogo il più disabitato possibile attendendo che qualche bestia facesse un'ulteriore ombra mentre volava a combinare guai da qualche parte. Ma quella sorta di istinto sembrava preoccuparsi poco dei draghi, qualcos'altro stava per entrare in gioco. Lo capì quando sentì un'ondata di potere oscuro e quando vide in lontananza un drago venir colpito da un essere. Più che essere era un demone, e per giunta davvero brutto-in effetti di demoni belli dovevano essercene pochi-ma apprezzamenti di creature malvagie e assassine a parte, Ragnor realizzò presto che quella notte il nemico sarebbe stato un altro. Sapeva a quel punto di rischiare drasticamente la bella pelle verde, ma del resto non aveva intenzione di rimanere a guardare mentre un demone scorrazzava per l'isola a uccidere chi gli pareva. Scherzi(quando mai Ragnor stava scherzando) a parte, un demone di norma non si mette ad attaccare un'orda di draghi-in generale attaccare un'orda di draghi non è molto saggio-quindi c'era di certo in gioco qualcosa di molto più grande. Più che un brivido per l'avventura, quello che attraversò Ragnor mentre risaliva i monti fu un brivido di odio verso chiunque avesse la colpa di ciò che gli stava toccando fare. Odiava esser scomodato, e nella sua vita l'aveva chiarito fin troppe volte. Il punto che raggiunse gli permise una visuale migliore. Il demone-da ''vicino'' era ancora più brutto-si preparava ad affrontare due draghi decisamente grossi, ma prima decise di esibirsi in un fantastico appari-scompari eseguito a meraviglia per poi colpire un altro drago prima ancora di ricevere applausi dal pubblico. Ragnor però iniziava quasi a stancarsi a non fare niente-più che altro non gli andava bene proprio niente di tutti quegli avvenimenti-così, raggiunto un punto abbastanza alto, prese una freccia, si concentrò e pronunciate le solite parole vi incanalò quella che sperava abbastanza energia. Era un incantesimo infinitamente debole per causare la morte del demone, ma, se avesse funzionato come di solito funzionava con altre prede, lo avrebbe quanto meno rallentato, rendendolo un bersaglio se non altro meno mobile per gli altri simpaticissimi draghi. Incoccò la freccia e puntò quella brutta bestia demoniaca. Tese la corda dell'arco e lasciò vibrare il colpo, sperando con tutto il suo cuore che la freccia desse retta anche all'incantesimo di precisione e colpisse quel demone. Il suo cuore che nel caso contrario sarebbe finito incenerito, o dal demone stesso, o da qualche drago che si fosse messo in testa che era stato lui lo stregone ad evocare la bestia. Ma figuriamoci se uno stregone dall'aria così simpatica e con le espressioni sempre così allegre come quelle di Ragnor potesse mai fare una cosa simile. Nel frattempo un drago davvero ma davvero enorme maestoso e tutto pareva leggermente irritato dal comportamento dispettoso del demone e aveva deciso di incenerirlo. Se non altro con due attacchi c'era più probabilità che 1) il demone venisse colpito 2) ci sarebbe stato un demone in meno con la voglia di uccidere il povero stregone. Scosse la testa sperando che almeno i draghi sapessero che l'apparenza inganna. Altrimenti se ne sarebbe si andato dall'isola, ma ne' su di un drago, ne' su di una nave, le sue ceneri avrebbero seguito il vento probabilmente.
     
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    Lupo dell'apocalisse

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    Avviso ai ruolatori: Ci sono stati dei cambiamenti nella role, siccome The Mad Hatter ci ha abbandonati ma _Lily_ ha preso il suo posto (e, come potete vedere ha già risposto) nessuno salta il turno, come da lista ora è il turno di Gothic Lady.
    Detto questo, buona continuazione!

     
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    Gothic Lady salta il turno per attesa prolungata
     
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    New entry (?) Adam

    E LEGGETE TUTTO CHE CI SONO INDIZI OVUNQUE


    Sai...questo mi ricorda un fatto accaduto 150 anni fa sempre qui in città, lo chiamavano il Flautista, le guardie cittadine brancolarono nel buio fino alla fine e, a un certo punto, gli omicidi si fermarono all'improvviso, cosi com'erano venuti e il caso fu archiviato, le parole dette da Adrian le rimbombavano in mente di continuo mentre osservava il cadavere a terra.
    Flautista? Perchè lo chiamano Flautista? Cosa c'entrano i flauti con tutta questa faccenda?, trovava quella cosa stramba e fuori luogo (un flautista che iniziava a fare il sicario?) e nel contempo le dava una sensazione...macabra. Come se sotto quegli omicidi ci fosse qualcosa di più grande e di oscuro. Ormai non si stupiva più di nulla, dopo quello che aveva vissuto con l'elfo, ma tutto quello la spaventava. Aveva come la sensazione che qualcosa sarebbe accaduto da lì a poco. E qualsiasi cosa sarebbe accaduta doveva fermarla.
    Cercò di riordinare le idee nella mente: flautista, il pentacolo disegnato sul muro, la scritta provocatoria "cercatemi" come se il sicario sapesse di loro e come se fosse sicuro di non venire trovato. E poi c'erano tutti gli omicidi senza tracce...
    Tutto portava a una sola traccia: magia. Il sicario che si stava cercando era sicuramente una strega o qualcosa del genere.
    Lola premette le mano contro le tempie cercando di ragionare ma attorno a lei c'era il caos: quella Cacciatrice di Taglie che continuava a gridare che avrebbe acchiappato il sicario, un nomade che continuava a ripetere "Grande Spirito"...
    A un certo punto Adrian intervenne, gridando«Ora piantatela!», azzittendo i presenti.
    «C'è un assassino in circolazione, se non l'avete notato, e voi volete starvene qui a discutere mentre lui agisce indisturbato?», senza che nessuno potesse fare niente il ragazzo elfo aveva preso in mano la situazione.
    «Lo vedete il pentacolo? Questo qui è un simbolo magico, chiunque sia l'assassino utilizza la magia o qualcosa legato ad esso, ergo è altamente pericoloso e imprevedibile. Stare qui a discutere sulla proprietà del Killer è altamente inutile, mentre voi parlate probabilmente lui sta agendo di nuovo»
    Oh! Finalmente qualcuno che si era accorto della presenza di magia negli omicidi! Ciò confermava le ipotesi di Lola.
    «Dobbiamo concentrarci su un unica cosa al momento, trovare il Killer, e per trovarlo dobbiamo agire tutti assieme», continuò Adrian. A quelle parole, Lola, sentì su di sè lo sguardo nero della cacciatrice, penetrante, uno sguardo con un peso, uno di quegli sguardi che ti davano la sensazione che ti avrebbero annientato da lì a poco.
    Lola tentò di non badarvi, innervosendosi. Trovava ingiusto che quella cacciatrice se la prendesse con lei solo perchè voleva il sicario tutto per sè per ottenere denaro!
    «Da soli non ne arriveremo a una e, inoltre, potrebbe essere molto rischioso , e non è nemmeno litigando che lo cattureremo», a quelle parole lo sguardo si abbassò e Lola si sentì più libera.
    «Comunque sia, questi omicidi che stanno avvenendo sono simili a quelli successi centocinquanta anni fa. Ho ragione di credere che codesto Killer stia seguendo alla lettera i passi del Flautista , per chi non conosce il caso fu archiviato dopo che gli omicidi cessarono e da allora non se ne seppe più nulla , ma potete fidarvi delle mie parole, ho assistito di persona allo svolgimento delle indagini anche se non mi sono mai adoperato come ora per trovarlo. Il Modus Operandi è lo stesso, la vittima viene trovata morta con la gola tagliata e del Killer non c'è nessuna traccia, come se si fosse volatilizzato nel nulla oppure lasciando credere che la vittima si sia suicidata. Il vecchio caso non fu mai risolto e l'assassino non fu mai trovato, ma questo nuovo Flautista ha lasciato dietro di se una prova cruciale che ci aiuterà a rintracciarlo. Noi, assieme, possiamo porre fine a quest'incubo»
    In mano aveva una cosa luccicante, un'arma, simile a un pugnale.
    «Bene. Grazie a te abbiamo nuove piste. Ora... con quell'aggeggio potremmo rintracciarlo», concluse Lola.

    Toà osservò tutto passivamente: prima una tipa dai capelli neri si scontrò con una tipa bruna per il possesso del sicario, mentre la tipa bruna si premeva le mani sulle tempie come se volesse rendere la testa una sottiletta, poi Piccolo Spirito Elfico interruppe quel putiferio facendo udire sua grane voce irritata e iniziando a dire cose che il povero Toà non comprese appieno.
    Però comprese che erano nei casini.
    Fin lì ci arrivava.
    E che il nuovo sicario copiava un vecchio assassino, solo che quello nuovo era un po' più idiota, visto che aveva lasciato lì nel vicolo una delle sue armi.
    Udì nel cielo un verso, simile al gracchiare di un uccello, rumore che udì solo e solamente lui. Era un messaggio del Grande Spirito.
    Prese un po' di briciole da una bisaccia e le sparse sul becco del corvo impagliato che aveva in testa, mormorando qualcosa.
    Il gracchio si trasformò in parole roche E' tutto voluto, dissero.
    Toà guardò pensieroso lo stiletto in mano all'elfo e comprese: l'assassino voleva che lo trovassero.
    «Che strano modo di agire», bofonchiò tra sè e sè, senza dire nulla agli altri.
    La voce cavernosa disse ancora C'è di più sotto. Osserva i monti
    Detto ciò uscì dal vicolo e guardò sui monti Infuocati. Se si scrutava con attenzione si potevano vedere piccoli puntini sospesi in aria e in movimento... draghi che volavano tutti assieme.
    Una voce calda lo richiamò:«Dove vai? Ora siamo una squadra»
    Toà si voltò e vide il volto sorridente del tipo che aveva accompagnato la tipa dai capelli neri.
    «Sta zitto, Acamar», disse seccata quest'ultima.

    Zarifa aveva ascoltato con malavoglia ciò che stava dicendo lo spilungone dagli occhi azzurri, che spiegò un suo ragionamento e che decise per loro che dovevano investigare uniti. Zarifa sentì nelle vene la rabbia, la sentì fluire come si sente l'adrenalina in corpo: era la stessa cosa, solo che l'adrenalina ti dava una scossa elettrica e la rabbia ti instillava elettricità lentamente... dolorosamente... fino a che non si esplodeva. Spesso capitava a Zarifa, impaziente, irrequieta, si innervosiva per poco e il nervoso portava alla rabbia distruttrice. O si faceva come diceva oppure...oppure....
    Aveva bisogno dei soldi che avrebbe ottenuto vendendo quel sicario, ma se collaborava con loro o non avrebbe ottenuto nulla o avrebbe spartito tutto con gli altri ottenendo solo briciole.
    Poi non aveva mai lavorato con altre persone, se non con Acamar, unico in grado di capirla, e di sicuro non ne sarebbe stata in grado in quel momento. Lei ad Aacamr si capivano con uno sguardo, agivano assieme, erano coordinati... ma con altri? Con gli altri sarebbe stato un disastro. Ne era sicura.
    E per scaricare il nervosismo iniziò a guardare male la piccola Guardia Cittadina. Negli sguardi intensi era una maestra.
    «Dove vai? Ora siamo una squadra», sentì dire dalla voce familiare del compagno d'armi.
    «Sta zitto, Acamar», sbraitò. Come poteva essere? Lui era pure d'accordo con quella gentaglia?

    Ci fu un attimo di silenzio e poi dal vicolo spuntò un uomo con un camice bianco e i capelli color grano. In mano aveva un pugnale insanguinato e tutti si voltarono a guardarlo. Lola aveva gli occhi sgranati e Zarifa il pugnale sguainato, mentre Toà lo osservava tranquillamente. Forse non comprendeva ma quel tipo era giunto lì, sul luogo di un omicidio, con un pugnale sporco di sangue fresco. E ciò lo rendeva molto sospettoso.
    «Che ci fai qui?», indagò Lola.
    «Se è ciò che pensi con questi non si ragiona ma si agisce», disse Zarifa, come se questi (i sicari) fossero una specie animale o una razza di umani dementi. Be, lei era abituata a pensare come prede le persone che catturava. Animali. Ma non era forse da animale ammazzare persone? Persone come te? Che vivevano, amavano, odiavano, come te?
    Il tipo buttò a terra il pugnale insanguinato e con i suoi occhi grigi ci scrutò e argutamente rispose:«Non mi starete certo accusando e classificando come una bestia?»
    Aveva una voce allegra ma da come parlava sembrava di mente brillante.
    Guardò Lola e disse:«Tu giovane Guardia, non puoi andare accusando le persone senza sapere da dove arrivano, cosa abbiano fatto e senza che dicano qualcosa in loro difesa. E tu», spostò lo sguardo su Zarifa, «cacciatrice di taglie, non puoi puntare le armi contro chi non è una taglia ma un semplice cittadino.», infine aggiunse, «i parlo solo con i ragionevoli»
    A quel punto si fece avanti Toà:«Grande Spirito dice che non è lui il colpevole»
    Il tipo lo guardò e disse:«Il tuo modo di ragionale è poco concreto ma posso darti ragione sulla mia discolpa. Io sono Misha, lo scopritore dell'Indiri Gold, e non ho motivo di ammazzare nè tanto meno di mentirvi»
    Lola lo guardò e domandò:«Come faccio a saperlo che sei te? E poi sei arrivato sulla scena di un crimine con un pugnale insanguinato»
    «Be posso assicurarvi che sono io sulla mia parola e dicendo che..», a quel punto iniziò a dire formule chimiche riguardanti l'Indiri Gold. Zarifa lo fermò:«basta così, ti crediamo. E ora trova una modo per discolparti»
    «Be, potrei essere giunto ora dopo aver macellato un animale, oppure potrei aver preso il pugnale raccogliendolo qua a terra, come è successo. Ho sentito un grido e sono venuto fin qui a vedere che è successo e ho raccolto il pugnale per analizzarne il sangue»
    «E perchè volevi analizzare il sangue?»
    «Per puro interesse scientifico e perchè ho notato una cosa che nessuna Guardia ha notato. Tutte le vittime di questo sicario hanno in corpo tracce dell'Indiri Gold. Significa che ne hanno fatto uso o per curarsi o per ringiovanirsi e l'assassino ha puntato tutti quelli che hanno usufruito delle sue proprietà»
    Lola lo guardò stupita:«Ti sei interessato del caso e hai analizzato il sangue di ogni vittima?»
    Misha la guardò e con semplicità rispose:«Io mi interesso di ogni cosa che accade in città e studio continuamente l'Iniri Gold», guardò di sbieco Adrian aggiungendo, «quell'arma prima non c'era, l'ha lasciata in seguito l'assassino. Vuole farsi trovare. Be, addio», e detto ciò se ne andò.
    «Forse l'assassino è ancora nei paraggi...», disse Lola, «se ha ucciso poco fa e se è tornato per lasciare lo stiletto potrebbe ancora essere nei paraggi... E se ha lasciato lo stiletto dopo che Misha ha preso il pugnale significa che monitora la zona...»
    «Ma perchè tentare di farsi trovare?», domandò Zarifa.
    «Non lo so. Potrebbe essere una falsa pista oppure c'è qualcosa sotto che scopriremo.. intanto setacciamo la zona. Dividiamoci e torniamo qui entro un'ora e diciamoci che abbiamo trovato-», le sue parole furono interrotte da un rumore improvviso proveniente dal tetto di una casa di quel vicolo.
    Tutti si ritrovarono con il naso per aria guardando il tetto da cui era provenuto il rumore.
    Si udirono dei passi e qualcuno che disse:«FERMO!»
    A un certo punto non si udì più nulla e tal tetto spuntò un volto pallido incorniciato da neri capelli che se ne stavano dritti sulla testa, contro ogni regola della gravità.
    Lola non ne faceva più di tutte quelle apparizioni di gente strana. Gli gridò:«E tu chi sei?»
    «Adam», disse. Aveva la stessa voce udita in precedenza che aveva detto "FERMO", «Cavaliere Adam, detto l'Oscuro, perchè non mi va di dire il mio cognome»
    «Scendi da lì, tizio oscuro, e dicci che ci facevi!», gli strillò Zarifa con le mani a coppa davanti alla bocca per amplificare la voce.
    «Inseguivo il famigerato assassino. Stavo passando di qui a cavallo e ho visto una figura coperta da un mantello che se ne stava qui sul tetto a spiarvi. Ho pensato che non fosse...normale e sono salito su a vedere, e nel mentre ho sentito quello che dicevate. Ho fatto due più due e ho tentato di catturarlo, ma ha tirato fuori un flauto di legno, ha emesso un suono ed è scomparso!», detto ciò si calò giù dal tetto come se fosse una scimmia.
    Quando toccò terra Lola lo guardò meglio: aveva gli occhi grigio-verdi, al fianco pendeva uno spadone a due mani grigio scuro con al centro dell'elsa incastonata una pietra preziosa verde. Di sicuro con un'arma del genere non avrebbe potuto tagliare la gola alla vittima, anzi gli avrebbe mozzato interamente la testa.
    «Quindi em... il gruppo si amplia?», domandò Lola.
    Proprio in quel momento si udì un ruggito lontano.

    Il demone non ebbe tempo di rendersi conto di quel che stava accadendo, sentì solo un estremo dolore, la pelle bruciare, staccarsi, decomporsi, sbriciolarsi, per poi sparire completamente e senza più soffrire. Il buio lo accolse assieme all'oblio e alla signora Morte.
    Era accaduto tutto in un lampo. Magnus non sapeva dire chi era stato esattamente a ucciderlo, se il potere immenso del drago oppure la freccia magica scagliata da uno stregone, oppure tutte e due. Già, uno stregone. Lo percepiva dall'aura. Ma che ci faceva lì?
    Che poi non la maschera nemmeno! Non come la tipa.., già la tipa. Aveva nascosto la sua enorme aura magica molto a lungo. Magnus ancora non sapeva bene come ma ci era riuscita. Sapeva qualcosa che gli altri non sapevano, qualcosa di tremendo. Beh, che c'era da aspettarsi da una che lo pagava per fare quella missione suicida?
    Osservò la tizia salire con eleganza su uno dei giganti che partì verso la cima del monte mentre l'altro, senza ottenere ordini o altro, attacco uno dei draghi con un pugno.
    Magnus smise di osservarlo e incuriosito (più che altro non aveva altro da fare) si arrampicò su per una roccia raggiungendo il luogo da cui lo stregone aveva lanciato la freccia e rimase stupito:«Scimmia verde! Che ci fai qui? Mi riconosci senza livido in fronte?», esclamò.


    Pss, dopo questa Misha non da più fastidio (?) e per chi non lo avesse capito era lui quello che si domandava di tutto con tra le mani il pugnale insanguinato *musica del trolol perchè se è andata come volevo avete pensato che era lui l'assassino*
    coooooooooooooooooomuuuuuuuuuuuuuunque
    nel prossimo post ipotizzate, dividetevi e tornate dicendo quello che avete trovato. Poi useremo lo stiletto per localizzare il sicario.

    Intanto miky fa calcioruotare Magnus da Ragnor e deve seguire Kori
     
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9 replies since 8/7/2014, 15:14   211 views
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